Forse ha fatto bene, la tv generalista, a non mostrarci quello che le persone sentivano, durante il lockdown, ma soltanto le cose che accadevano: i bollettini giornalieri, le misure restrittive, le opinioni dei giornalisti e dei medici, le immagini delle città deserte. Perché se avessimo avuto la possibilità di vedere ciò che sentivano, e pensavano, realmente le persone come noi – e non sto parlando del vox populi raccolto on the road, dove tutti abbiamo impostato il nostro sistema di difese immunitarie alla verità – non ci sarebbe restato che commuoverci, e piangere, e piangere, e piangere.
Piangere e singhiozzare di un pianto liberatorio – e non c’è niente di male – come si fa guardando “La Scuola a casa”, un documentario a disposizione online che intreccia 25 interviste a bambini, genitori, insegnanti e personale scolastico di una scuola primaria pubblica della periferia nord di Milano, nel quartiere della Bovisa. Le scuole vuote, le strade vuote, le giornate vuote che chiameremo “esperienze di vissuto scolastico durante il lockdown” compongono una nuova dimensione umana e educativa e rendono testimonianza della capacità di resilienza della scuola.
Che esiste, anche quando viene a mancare l’edificio che la ospita.
“La paura più grande è che potesse toccare me, e i miei cari. Il terrore di uscire di casa. I dati erano preoccupanti, cercavo di non seguire neanche più i telegiornali perché erano sensazioni inquietanti”
“Io ho avuto un alunno con entrambi i genitori colpiti che ha dovuto vivere isolato per due settimane modo molto critico”. E ancora “Alcuni ragazzi che conosco avevano genitori medici e non li hanno potuti vedere per e mesi, per tutelarli“: il film si cala in un caso concreto, raccontando di chi ha portato avanti la didattica e l’educazione giorno dopo giorno, nonostante le limitazioni e le difficoltà.
Gli insegnanti, il personale scolastico e le famiglie hanno trovato un modo per continuare a fare scuola ed essere comunità tra le mura di casa.
“E’ stata una cosa spaventosa, impressionante” spiega una voce del quartiere che sembra la nostra voce interiore. Perché la storia inizia nel febbraio 2020, con l’incredulità verso gli eventi che portano alla pandemia, passa attraverso la presa di coscienza di tutte le difficoltà, l’azione e la messa in pratica della didattica a distanza, per giungere alla scoperta di una “salvezza” possibile solo nella reciproca attenzione.
Insomma questo film vuole essere un piccolo “manuale” di sopravvivenza da quella che è stata definita la guerra del nostro tempo, la pandemia da Coronavirus, ma anche dalle tante piccole e grandi battaglie del quotidiano. Oggi che ci siamo scoperti tutti più deboli e fragili, vedere che la scuola sa resistere e trovare nuovi modi di esprimersi nelle case delle persone, lascia un messaggio di grande speranza.
La realizzazione del progetto è stata possibile anche grazie al buon esito della campagna di crowdfunding sul sito Produzioni dal Basso che ha finanziato la colonna sonora, la grafica e l’identità visiva, i sottotitoli in arabo che saranno presto disponibili. Il film è disponibile per la visione online. Ecco il trailer.
PS: Regia: Roberto Ronchi e Mara Corradi; Musiche: Andrea Gastaldello; Produzione: Immagica Film in collaborazione con Video Farm; Grafica: Alessandra Formato