Conduzioni Rai, e la regola del doppio standard

E’ incredibile come accada che le persone, e in particolare i giornalisti, applichino due criteri e due misure agli antipodi per commentare i gesti simili che riguardano carriere, percorsi e scelte di professionisti e professioniste. Ad alcuni, cioè, è destinato un certo tipo di trattamento: c’è rispetto, c’è attenzione per un fatto accaduto, positivo o negativo che sia. Nei confronti di altri: disattenzione, accuse, e quando va male la gogna.

La giornalista Rai Cora Boccia

La chiamano “la regola del doppio standard”. Perchè sia che parliamo di manager, politici, imprenditori la discriminazione è dietro l’angolo, pronto a colpire quanto meno ce l’aspettiamo. Wikipedia spiega il doppio standard addirittura scomodando Emmanuel Kant: il doppio standard sarebbe l’antitesi del precetto kantiano dell’autonomia della legge morale. Perché è chiaramente inserita all’interno di concreto utilitarismo, e porta l’individuo ad avere atteggiamenti differenti circa situazioni uguali.

E’ una cosa che si respira molto nelle questioni di genere, ma accade anche in altri campi. Accadeva in passato, è continuato ad accadere nel presente – basti pensare a Sanna Marin, prima ministra finlandese, che balla ad una festa (e tutti: dimissioni!) e Boris Johnson festeggia durante il lockdown (e tutti: eh dai pazienza!). Accade ora che leggo su diverse testate, la giornalista Rai Cora Boccia. Quarantun anni, di origini sarde e già conduttrice la scorsa estate di Uno Mattina Weekly, una laurea alla Sapienza, pare anche “secchiona”. Ecco, da quando si è paventato il suo nome per una conduzione del programma Agorà Estate, è scattato un putiferio. Sono cominciati i gossip, e si parla di suoi legami personali con il management, e ovviamente con Fratelli d’Italia, che è la sua parte politica di riferimento. Oddio, scandalo. In Rai cominciano a girare nomi di centro destra!

Premetto, non sono una grande esperta di conduzioni televisive, né tantomeno di mamma Rai. Vedo susseguirsi in diversi programmi – compresi i telegiornali – da decenni diversi giornalisti che sono schierati – apertamente o meno – da una parte o dall’altra del Parlamento, e non è per me motivo di sorpresa veder avvicendarsi volti vecchi e nuovi a seconda delle legislature, e a seconda del Governo in carica. Ma questo vale anche per Mediaset, dove assisto a format di tribuna politica preserale non conoscendo il curriculum della conduttrice Veronica Gentili. E tuttavia, mi piace il suo piglio, è giovane, e sono contenta abbia avuto la sua chance dalla rete, e non mi interessa come ci sia arrivata perché ognuno di noi ha un percorso professionale che va rispettato. Sullo schermo, la trovo efficace, credo sia in gamba quanto la Palombelli. Credo sia in gamba come Camila Raznovich sui temi ambientali, e come anche Sabrina Scampini. Sono tutte giornaliste che hanno fatto una loro “gavetta”, sono giovani, ma ben vengano i volti nuovi. In Mediaset così come al Festival di Sanremo così come nelle trasmissioni Rai. Dove, petraltro, ho visto condurre Monica Giandotti, o Giorgia Rombolà. E non sapevo chi fossero, e del loro percorso prima che iniziassero a condurre. E tuttavia, lo hanno fatto con un certo impegno.

 

Si sa. Il mondo della conduzione giornalistica spesso è legato anche ai partiti politici. La giornalista conduttrice di Linea Blu, Donatella Bianchi, dopo essersi canditata alla Presidenza della Regione Lazio è tornata in Rai e continua a svolegere il suo compito. Ricordiamo Piero Marrazzo, già conduttore televisivo in Rai, poi candicato e Presidente della Regione Lazio con il PD, e oggi – dopo burrascose vicende – tornato in Rai. E potrei continuare per centinaia di righe, a raccontare le “connessioni” tra politica e giornalismo in Rai.

E’ un dato di fatto. Chi vince, in Rai, vince. Ora. Cosa vogliamo fare con Cora Boccia. Vogliamo darle tutte le colpe del mondo in attesa che la situazione politica abbia degli scossoni? O vogliamo colpire dei professionisti che lavorano per colpire i loro referenti politici? Chiederei ai colleghi di risparmiarsi, una volta tanto. Son buoni tutti a fare i forti coi deboli. Che i forti, qui, in questo articolo, non li abbiamo nemmeno nominati. 

E allora, anime belle, questo doppio standard, usatelo anche quando non vi fa comodo.