Chuck Palahniuk, e la centralità della manicure

Non sono d’accordo con Chuck Palahniuk quando scrive che non c’è nulla da temere. La donna politicamente evoluta, pienamente consapevole, illuminata e sicura di sé desidera una cosa sopra ogni altra: una seduta dalla manicure.

Comprendo la malcelata ironia della frase, che peraltro chiude l’introduzione ad un racconto che credo conosciamo tutti perché ne hanno tratto il film “La donna perfetta”, con quella faccia di plastica di Nicole Kidman a recitare prima la brava casalinga, e successivamente l’inespressiva ribelle di provincia.

Capisco anche la brama nell’affermare sempre qualcosa di diverso, di originale, che provano un po’ tutti gli scrittori (anche se poi quando non se ne intendono, della materia, causano un ridicolo effetto). Posso intuire che Ira Levin, l’autore di questo romanzo anni Settanta, non sia a sua volta una donna, e dunque con una spiccata sensibilità al tema della “casalinghitudine, dipendenze, indipendenze".

Dunque, però, seppur rispettando il sano diritto ad una manicure – e a fine estate, anche una lussureggiante pedicure – e all'opinione d'altrui genio non posso pensare che l’autore di Fight Club sia davvero convinto che dopo aver acquisito l’indipendenza economica, ancora siamo tutte rivolte a quella cosa lì. A dimostrare cioè che siamo belle. Soltanto belle. Con le unghie curate. Per graffiare meglio i maschietti. O magari le nostre amichette. Suvvia che non ci crede nessuno!

  • Gi |

    Sai, io non sono completamente d’accordo…
    Cioè, partiamo anche dal presupposto che se Palahniuk nei ’90 era provocazione & contenuto, c’è stato negli ultimi anni un tracollo della prima e della seconda dimensione, che si traduce in: scrive libri banali su controversie bollite.
    Spiace, eh.
    Ma non vedo nemmeno nella frase questo contenuto così offensivo**: e anzi, ci leggo dentro alcune cose che mi paiono abbastanza vicine. Essere indipendenti, essere emancipati (uso di proposito la variante maschile, perché mi paiono cose che si applicano a tutti i generi possibili) e, in generale, combattere contro gli stereotipi comportandosi a-stereotipicamente, sono mestieri faticosissimi; penso di non scoprire l’acqua calda dicendo questo. Talmente faticosi che sì, io non mi sento di dichiarare di non aver mai pensato che ad aver fatto la velina, con tutto il rispetto per la categoria, la vita sarebbe stata un pochino più semplice. Che non significa pentirsi di niente, o rimpiangere niente, ma aver ben presente quali sono i sacrifici che arrivano con uno stile di vita (che una forse non si sceglie nemmeno, chissà).
    Quindi sì, io ogni tanto una manicure (e in generale, poter essere solo esterno, per un momento) la desidero proprio. L’unica cosa con la quale mi trovo in netto disaccordo con Palahniuk, è sul fatto che non ci sia “niente da temere”.
    ** Per contro, mi sarei trovata perfettamente d’accordo con te se la frase fosse stata “tutto quello che desiderano è stirare le camicie del marito” o “…fare al fidanzato un panino al tonno”. Spero di essermi spiegata 🙂

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