Piccoli problemi di figlia. Da un po’ di tempo a questa parte (e non è ancora uscito il libro dal titolo “papi”) non so più come chiamare al telefono mio padre.
Dopo 36 anni che papi non è né babbo, né papà, né Giuseppe né altro, che posso fare, al telefono, per affettuosamente salutare il mio genitore?
Credo sia un problema molto diffuso tra noi donne, soprattutto quando si parla col proprio padre e si è in treno, oppure in un bar o in un qualsiasi luogo pubblico.
In più, ci si mette pure papà, che quando ti scappa “papi” senza volerlo ti corregge arrabbiato: “ma allora fai apposta?”.
No papi, non faccio apposta, ma capisci che anche questo mister B ci ha fatto cambiare. Dopo aver smesso di mettere reggiseni alti e magliette aderenti, dopo aver eliminato frequentazioni e possibili vacanze e aperitivi e serate in certi luoghi, dopo aver iniziato a rileggere libri di Simone De Beauvoir che si pensavano ormai sopiti in soffitta, anche questo mi toglie, mister B. La parola con una delle persone più amate.
Vada come vada, leggo ora “il sesso inutile” di Oriana Fallaci. Si sa mai che torni utile…