Ieri sera, al posto del vecchio cinema Cavour di Milano, è stato inaugurato uno spazio dal nome Visionnaire. Non ho capito, giuro, anche se ci sono andata, che cosa succeda lì dentro. Credo sarà un luogo dove prendere aperitivi in mezzo a mobili e supellettili molto molto lussuosi… Insomma, una sorta di rievocazione della Milano "da bere" degli anni Ottanta in versione super-cool, super-chic e super super super ricercata…
Ebbene, la sorpresa, tuttavia, non è stato tanto il luogo, che ci si poteva immaginare così visto il fondatore, dal nome Ipe Cavalli e dalla foto di super-bel-tenebroso-ricercato. La sorpresa è stata scoprire una nuova professione – cito la cartella stampa: "fleurs à porter: l’ultima frontiera del lusso" – chiamata "Flower Engineering".
In pratica, Vincenzo D’Ascanio, nel bel mezzo della crisi Alitalia e del crollo di economie mondiali, presenta al visionnaire la sua "boutique floreale" in una mostra – cito sempre cartella stampa – che è un santuario sontuoso e insieme essenziale. Un magico e divino soffio di vita, unicità no-seriale, linfa essenziale del lusso, così come la haute couture…
Ecco, mi sembra che più che l’ultima frontiera del lusso, tutto ciò, sia segno di decadenza. Ma lascio alle signore, che acquisteranno i fiori al taglio, pesando e soppesando su un’apposita bilancia di precisione la propria fetta di bouquet da portare con sé, rigorosamente in teche di vetro trasparente o in un lussuoso bicchiere di cristallo, il giudizio finale.