Liberadonna: 21.816 firme ai dirigenti del centro-sinistra

PRIME FIRMATARIE: Simona Argentieri, Natalia Aspesi, Adriana Cavarero, Cristina Comencini, Isabella Ferrari, Sabina Guzzanti, Margherita Hack, Fiorella Mannoia, Dacia Maraini, Alda Merini, Valeria Parrella, Lidia Ravera, Rossana Rossanda, Elisabetta Visalberghi

Caro Veltroni, caro Bertinotti, cari dirigenti del centro-sinistra tutti, ora basta!

L’offensiva clericale contro le donne – spesso vera e propria crociata bigotta – ha raggiunto livelli intollerabili. Ma egualmente intollerabile appare la mancanza di reazione dello schieramento politico di centro-sinistra, che troppo spesso è addirittura condiscendenza.

Con l’oscena proposta di moratoria dell’aborto, che tratta le donne da assassine e boia, e la recente ingiunzione a rianimare i feti ultraprematuri anche contro la volontà della madre (malgrado la quasi certezza di menomazioni gravissime), i corpi delle donne sono tornati ad essere “cose”, terreno di scontro per il fanatismo religioso, oggetti sui quali esercitare potere.

La lettera continua qui. Per chi volesse aggiungere firme, anche gli uomini credo siano ben accetti…

  • Alberto PREGNO |

    Brevi note “laiche” a margine di un problema sempre più attuale.
    PRINCIPI ACCETTATI DI DIRITTO NATURALE
    E’ comunemente riconosciuto che nel conflitto tra due diritti debba prevalere, se non possibile altrimenti, il comportamento che salvaguardi il bene maggiore.
    Ed è parimenti riconosciuto il fatto che si debba fare tutto il possibile per salvare un bene a patto, con il nostro comportamento di salvaguardia, di non far perire un bene di valore pari o maggiore del bene che si vuol salvare.
    Ed è ancora universalmente riconosciuto che la vita dell’uomo è un bene principale in quanto unico ed irripetibile (si vedano ad esempio tutte le ragioni contro la pena di morte).
    SVOLGIMENTO DEL PROBLEMA
    Le anzidette tesi, di sentire comune e dettate dal buon senso o dal diritto naturale, sono sufficienti a chiarire, con quanto segue, quale sia il dovere morale naturale dell’uomo di fronte al problema della liceità dell’aborto.
    Preliminarmente al nostro ragionamento, si deve ammettere, quale elemento essenziale del problema, quello che la scienza ci insegna sul momento iniziale della vita e cioè che non è determinabile in quanto il concetto di “vita” esula dal campo del scientificamente dimostrabile poichè postula dei riferimenti oggettivamente opinabili appartenenti al campo della morale o della conoscenza religiosa, come appare dall’evidenza delle innumerevoli opinioni in proposito.
    Pertanto dobbiamo ammettere che il bene “vita”, bene essenziale per l’essere umano, non ha un inizio scientificamente appurabile.
    Esempio del palombaro.
    Se io durante un immersione mi accorgessi che il palombaro, cui devo far giungere ossigeno con la macchina a me affidata, non sembrasse dare più segni di vita, potrei reciderne il tubo e la fune per togliermi la fatica del lavoro affidatomi, abbandonandolo così alla morte certa? Sicuramente no, sarei chiamato a risponderne, in quanto la vita è il bene più prezioso da salvaguardare almeno finchè non vi sia la certezza della sopravvenuta morte, fatto che dall’alto della barca non mi è dato di conoscere con certezza.
    CONCLUSIONI
    Parimenti dal momento che non ci è dato di conoscere il momento in cui una vita umana abbia inizio, debbo salvaguararla come esistente dall’inizio, poiché essa è il bene primario rispetto all’eventuale non gradimento/affetto della madre, alla sua sofferenza, malattia o difficoltà di mantenimento del nuovo nato etc.
    La verità (il fatto di non poter valutare l’esistenza o no del bene vita) e la giustizia (il dovere di salvaguardare il bene maggiore) devono stare al di sopra della mia comodità o delle supposte mancanze affettive o di salute, altrimenti la mia stessa vita diventa menzogna e violenza.
    In definitiva se il mio pensiero e la mia comodità divengono più importanti della verità e della giustizia allora regnano la menzogna e la violenza ed è quindi possibile lasciare alla morte il palombaro a me affidato.
    POSTILLA
    All’uopo è interessante notare come un fatto totalmente irrazionale di questa società sia che la maggior parte degli uomini si dichiari contro la pena di morte che viene comminata ad un colpevole dopo un regolare processo affidato ad un organo competente a ciò appositamente delegato, mentre accetti senza problemi la morte data ad un incolpevole, senza alcuna possibilità di difesa, su istanza di una persona senza alcuna preparazione specifica nell’emettere tale sentenza capitale.
    Alberto e Giovanni Pregno

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