Da leggere: 24 ore o 24 minuti?

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Un mese fa, giorno più giorno meno, è nato 24 Minuti, la testata free press de Il Sole 24 Ore su Milano e Roma. Da sfogliare anche online, con il pdf. Bellissimo, il titolo.

  • zikiko |

    io leggo spesso il 24 minuti e lo trovo molto interessante e soprattutto coinciso e diretto nei suoi contenuti.la cosa per la quale nutro perplessità è il modo con il quale viene distribuito.A Roma,dove vivo,ci sono dei ragazzi che lo distribuiscono davanti agli ingressi delle metropolitane e fin qui tutto bene. Altri invece ne lanciano pacchi ancora legati ed incelofanati letteralmente dentro gli autobus di linea creando vere e proprie discariche di giornali e rispondendo in malo modo a chiunque si lamenti di tale comportamento!
    Mi chiedo se questo non leda l’immagine del giornale???

  • Cristina |

    la mia email la trovi nella parte WHERE di questo sito

    cristinapuntotagliabue chiocciola gmail.com

  • mario |

    Ciao Cristina,

    ho saputo che sull’edizione del 27/11/17 c’è un’articolo che riguarda il negozio di un mio caro amico ( negozio che vende cioccolato ), ma non riesco atrovarla in rete, mi sapresti dire come posso fare ??

    grazie per la comprensione

    Mario

  • Alessandro |

    Ciao !

    Io invece “24minuti” ho il piacere di leggerlo spesso, ogni qual volta decido di non impegnarmi con La Repubblica o con un libro. Sono sempre stato mooolto scettico con la free press; un passo verso la qualità (dei contenuti) effettivamente è stato fatto da ePolis nei mesi addietro; la versione serale,-ridotta-e-free del Corriere Della Sera l’ho considerata subito una genialata ma poi m’ha deluso assai; al momento considero “24minuti” il migliore quotidiano a diffusione gratuita. Il titolo è azzeccatissimo: corrisponde più o meno alla durata di un mio viaggio in metrò per recarmi in ufficio.. e non credo che si tratti di una coincidenza 😉

  • Astarte |

    È vero, il titolo è proprio carino. Non ho visto il prodotto (né su carta né in pdf) per ora, anche se le precedenti esperienze con il sistema free-press mi hanno lasciato un po’ indifferente. Sia nel taglio giornalistico (?) che contenutistico.

    Come dici giustamente nel post dedicato ad Ustica, in Italia non si fa più giornalismo d’inchiesta. Oddìo, forse è proprio la parola inchiesta che mostra un po’ il passo, visto che l’insabbiamento è pratica sempre più diffusa…

    La regola giornalistica oggi è stare seduti, telefonare alle solite quattro fonti (i più scrupolosi, altrimenti la ca**ata va in stampa senza problemi) per verificare quello che si dice in giro, confrontarsela un po’ con i colleghi della concorrenza tacendo e sottacendo ognuno all’altro e quindi, in bello stile, vergare le solite quattro tesi ed ipotesi nei limiti del menabò.

    Mi pongo quindi un po’ prevenuto al cospetto del fenomeno free-press. Lo vedo (sulla base di quello che mi è capitato di leggere, e-polis, metro, city ecc.) come un pretesto per raggiungere una certa superficie in centimetri quadrati da vendere al pubblicitario di turno. Non è da loro che mi posso aspettare inchiesta (anche a livello locale) e verifica delle fonti, ad oggi questo è ovvio, ma nemmeno riesco a capire quali possano essere i vantaggi di un attrezzo del genere. Qualcuno ha detto che è il modo per avvicinare i non lettori, i giovani, al quotidiano. Come se i film di Pingitore potessero in qualche modo avvicinare che so, ai fratelli Coen, forse?

    Non so, magari è un prodotto che per ora cerca a 360° la propria rotta, poi magari qualcuno troverà la bussola e cercherà di tracciare il punto nave. O forse rimarranno così, semplice intermezzo tra una fermata e l’altra dell’autobus.

    Come diceva il buon Jeff Goldblum nel Grande Freddo, “Non scrivo nulla di più lungo che un americano medio non possa leggere durante una cagata media”.

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