Ci sono persone che semplicemente cerchiamo di ignorare. Cerchiamo di non vederle, nonostante abbiamo grandi mezzi e grandi poteri, e siano sempre sui media, sempre a dir qualcosa.
Li ignoriamo perché ci fa male pensare che l’Italia sia – anche – così. Cerchiamo di portare avanti le nostre piccole vite (piccole in confronto alle grandi e grasse vite di codesti potenti), oneste, fatte di piccole soddisfazioni che ci bastano. Perché crediamo che la gran parte degli italiani sia gente di cui andar fieri, e perché crediamo che le piccole rivoluzioni – anche politiche, anche di costume, anche di buon gusto – possano essere portate avanti semplicemente con l’esempio, e la testimonianza personale.
Però a un certo punto non gliela si fa più.
Dopo il vergognoso atteggiamento di rappresentati dell’Udeur, dalle parolacce di Tommaso Barbato al Senato, oltre che ai moniti di Clemente Mastella (mi chiedo: perché i magistrati non hanno mai preso di mira gente come me e le persone che conosco, visto che sembra vogliano soltanto rompere le scatole alla brava gente?) bisogna dichiarare quanto meno un fastidio incipiente, un ribrezzo verso questa politica degli interessi di famiglia così esplicitamente guidati, dei soldi per i soldi, presi dallo Stato peraltro.
E non come facciamo noi, guadagnandoli faticosamente dal mercato.
Stavo rileggendo un articolo di Marco Vitale, noto economista, pubblicato dal Sole 24 Ore il 20 gennaio. Titola Commedia all’italiana tra rifiuti, giudici e sottogoverno.
Ecco. Onestamente, c’è gente che in questa Italia della commedia all’italiana non ci si ritrova più.
E che non ha neanche più voglia di chiudere un occhio. Né di sorridere e guardare oltre.
Il Senato, come il Presidente del Consiglio, la Camera dei Deputati, la Costituzione, le Leggi, innanzittutto sono istituzioni che meritano rispetto. Ci sono persone, come me anche, perché so di non esser la sola, che quando passano di fronte al Parlamento hanno i brividi, dall’emozione, e dal rispetto che provano verso le Istituzioni Italiane e la loro storia.
Per cortesia, Barbato&Co, smettetela in infangare la res publica. Che nonostante tutto, è roba anche nostra.
PS. Pablo Neruda si sta rivoltando nella tomba