Come due stelle nel mare

“Tutto il problema della vita sta nel sentire oppure no: e questi sono tempi in cui si sente poco, anche il cuore” scrive a pagina 172 Carlotta Mismetti Capua, giornalista e autrice del primo libro Creative Commons italiano “Come due stelle nel mare” (Edizioni Piemme, 15 Euro).

Tutto il problema sta nel sentire oppure no perché l’autrice, prima della trama di un libro, prima di un’esperienza vissuta in prima persona, prima di un testo che ha preso corpo su Facebook sotto il cappello de “La Città di Asterix”, è una persona dal cuore grande. Che crede che il mondo si possa cambiare anche attraverso le piccole cose. Che crede che le procedure si possano superare. Che, soprattutto, attraversa la città in cui vive non solo osservando, ma agendo in prima persona, da cittadina

Come descrivere, altrimenti, una donna che sull’autobus che porta a Piramide, Roma centro guarda Akmed, adolescente afgano con qualche brufolo e senza soldi in tasca, e gli domanda: “Ciao. Da dove venite? Come vi chiamate?”.

Mai fare domande così personali su un autobus, a sconosciuti extracomunitari. La risposta potrebbe portare conseguenze tipo “assunzione di responsabilità”, “doversi occupare di”, “farsi carico”, “affezionarsi” e altre questioni alquanto spinose. Se non, per molti, pericolose.

E infatti Carlotta Mismetti Capua, dopo quella domanda, a cui “lo sventurato Akmed rispose”: veniamo dall’Afghanistan, siamo arrivati stasera, a piedi non solo non ha potuto non scrivere e condividere l’avventura all’interno della quale è stata catapultata, ma ha vissuto in prima persona un’esperienza da quasi straniera nella propria città.

Ha, cioè, accompagnato per mano, senza salvagente, due ragazzini arrivati in Italia chissà com’è, e ha dato loro fiducia, riparo, un cellulare, una persona di riferimento da chiamare la sera, per dire “Buona notta Miss Carlotta”.

Non sveliamo i dettagli della vicenda perché il libro è una sorta di contemporanea “Caccia al Tesor”o, dove il tesoro non è il denaro da scoprire non è un bottino di soldi, ma il pezzo di cuore che ancora c’è, in ognuno di noi, e in ogni persona che Carlotta incontra, ed invita ad abbracciare il suo viaggio. Lettori compresi.

  • 78lin |

    si certo perfettamente d accordo ,, fatti viva su / twitter.com/78lin .sul web b fortuna…bay riki

  • Simone Aliprandi |

    Forse volevano scrivere: il primo libro Creative Commons italiano del mese di marzo 2011.
    PS: ma non era l’IPAD 2 il primo tablet mai esistito?

  • Jack Lyroid |

    Un po’ come quando i giornalisti scrivono che l’iPad è il primo tablet mai esistito.. Adesso, nel 2011, secondo loro esce il primo libro Creative Commons italiano.

  • Lorenza |

    In che senso “il primo libro creative commons italiano”? Ne sono già usciti altri…

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