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Copio e incollo una frase, di un articolo, che mi lascia l'amaro in bocca. A me che non ho la pretesa di fare "saggistica", ma solo di raccontare il contemporaneo, questi virgolettati posti a "verità" odierna mettono in brividi da film horror.

Scrive Nicoletta Tiliacos che "la biografia femminile rischia “di diventare il protocollo di una gestione di sé completamente affidata alla chimica: la donna gira l’interruttore della procreazione su ‘off’ e poi cerca di rimetterlo temporaneamente su ‘on’, sempre che ci riesca. E già a quarant’anni passa alla pillola ormonale per prevenire non il concepimento, ma l’osteoporosi o l’Alzheimer”.

Come posso controbattere a un "indietro tutta" di questo tipo? Come posso mettermi contro una donna che è come me, ma che non è come me? Perché mi devo sentire in colpa nel difendere la pillola presa a diciotto anni? Perché mi devo sentire una minoranza sul tema del RU, siamo davvero una minoranza?

Io non vorrei fare la "giornalista saggista" contro la "giornalista autorevole saggista", dunque non la farò. Personalmente, però, mi ribello. Mi ha fatto sentire come se mi dovessi di nuovo giustificare delle mie scelte, come nella litigata con Don Maurizio a 16 anni, fatta all'oratorio di Villasanta.

Peraltro, alla fine della litigata, mi era sembrato di aver visto Don Maurizio, traballare… Un poco sono sicura di averlo convinto. Ma poi, certo, dall'alto gli avranno ribadito la linea "aziendale".

  • Paola |

    PS: La “pillola contro l’Alzheimer” non è il frutto dell’ignoranza della Tiliacos, ma della propaganda di chi ha così tradotto l’ultima sortita del “padre” della RU486, Etienne-Emile Baulieu, che ha parlato per la prima volta lo scorso gennaio di una cura per il male (come si può facilmente verificare con una banale ricerca su Google).
    E’ a questa sortita che evidentemente la Tiliacos faceva riferimento, tanto più che, nell’ignoranza più crassa, e non certo della Tiliacos – la notizia è stata riferita in Italia con gravi inesattezze (come la confusione tra “pillola del giorno dopo” e RU486: cfr. ad esempio http://www.luigiboschi.it/?q=node/29868).
    Paola

  • Paola |

    Siamo tutti d’accordo sul fatto che chi non vuole prendere pillole può non prenderne, così come sul fatto che chi vuole prenderle invece deve poterlo fare. Almeno quanto, spero, siamo d’accordo sul fatto che negare la devastante realtà delle pillole sia infruttuoso. Qui non si tratta di essere “con” o “contro”, ma di riconoscere la possibilità e la necessità di fare chiarezza su temi spesso trascurati in nome di una non meglio precisata “libertà”.
    E per inciso: la stessa agenda accomuna la Tiliacos a Paola Tavella, femminista, cronista del “Lavoro” e redattrice del “Manifesto”, e a Alessandra Di Pietro, giornalista del “Manifesto” e di “Noi donne”, che ha curato i rapporti con la stampa e la comunicazione delle ministre per le Pari opportunità dei governi di centro-sinistra. Strano? Forse no. Quando si discute, e ancor di più se si discute del corpo e sul corpo femminile, bisognerebbe avere il coraggio di aprire gli occhi oltre le mistificazioni e gli schieramenti di entrambe le parti: e non è strano che a farlo siano state, da entrambe le parti, ancora donne.
    Paola

  • LivePaola |

    Vabbé, però Tiliacos è una giornalista de Il Foglio, è chiaro che su questi temi la sua agenda sia di un certo tipo, no? Cristina io sono con te, chi non vuole prendere pillole che non ne prenda, però per chi ne vuole sono e resteranno uno strumento di libertà mai visto prima. (Senza infierire sull’ignoranza della citazione dell’Alzheimer, che se ci fosse una pillola per prevenirlo io sarei la prima a mettermi in lista: purtroppo non c’è).
    Senza la medicina e la farmacologia moderna, mi viene da dire, la mamma dei cretini non solo è sempre incinta, ma quando poi non le è più le viene subito l’osteoporosi.

  • Annagrazia |

    Sono anche io d’accordo con quello che dice Paola, perché dobbiamo affidare la nostra femminilità alla chimica? Tutto ciò va a scapito della donna, della sua salute, e senza rendersene conto diventa ancora più schiava dell’uomo e dei suoi desideri, rinunciando attraverso procedimenti chimici a una parte di sè fondamentale. Ma perché noi donne non ce ne rendiamo conto che siamo le prime a rimetterci?

  • Paola |

    Non devi sentirti in colpa, né questo era l’obiettivo dell’articolo. Devi sapere che è robaccia. E’ robaccia, nociva, che fa male, che distrugge l’organismo, e – quel che è peggio – negata in quanto tale. Le pillole, dalla anticoncezionale, a quelal del giorno dopo, alla RU486, non sono quella strada innocua e leggera che si ama dire. E non parlo da giornalista, né da saggista, tanto meno “autorevole”, ma da “utilizzatrice finale”.
    Per inciso: le parole che hai riportato non sono della Tiliacos. Sono di Barbara Duden, femminista e storica del corpo. Ma potrebbero essere di tante altre donne, femministe, laiche, progressiste e di sinistra. Due tra tutte: Paola Tavella e Alessandra Di Pietro.
    Paola

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