Copio e incollo una frase, di un articolo, che mi lascia l'amaro in bocca. A me che non ho la pretesa di fare "saggistica", ma solo di raccontare il contemporaneo, questi virgolettati posti a "verità" odierna mettono in brividi da film horror.
Scrive Nicoletta Tiliacos che "la biografia femminile rischia “di diventare il protocollo di una gestione di sé completamente affidata alla chimica: la donna gira l’interruttore della procreazione su ‘off’ e poi cerca di rimetterlo temporaneamente su ‘on’, sempre che ci riesca. E già a quarant’anni passa alla pillola ormonale per prevenire non il concepimento, ma l’osteoporosi o l’Alzheimer”.
Come posso controbattere a un "indietro tutta" di questo tipo? Come posso mettermi contro una donna che è come me, ma che non è come me? Perché mi devo sentire in colpa nel difendere la pillola presa a diciotto anni? Perché mi devo sentire una minoranza sul tema del RU, siamo davvero una minoranza?
Io non vorrei fare la "giornalista saggista" contro la "giornalista autorevole saggista", dunque non la farò. Personalmente, però, mi ribello. Mi ha fatto sentire come se mi dovessi di nuovo giustificare delle mie scelte, come nella litigata con Don Maurizio a 16 anni, fatta all'oratorio di Villasanta.
Peraltro, alla fine della litigata, mi era sembrato di aver visto Don Maurizio, traballare… Un poco sono sicura di averlo convinto. Ma poi, certo, dall'alto gli avranno ribadito la linea "aziendale".