Carlotta e “La città di Asterix”

Riprendo l'articolo uscito da pochi giorni sul settimanale della Fondazione Migrantes per festeggiare un 8 marzo un po' diverso dal solito. Anche se siamo al centenario della cosiddetta festa, io festeggerei raccontando la storia di una donna, Carlotta CmC, che è un'amica anche, e che ha dedicato mesi, anni, di vita, a qualcuno che, per caso, ha incontrato su un'autobus di linea, a Roma. E dacché ci è scesa, da quell'autobus, non è più riuscita a farne senza. Siamo così, anche, noi donne. Guadate che storia, su Facebook, iscrivetevi al gruppo de La Città di Asterix, e scoprire che cuore grande ha Carlotta, che sono tanto felice di aver incontrato, sulla mia strada (nel Sud Italia, e non sull'autobus, però…). Vi dico solo che, quando l'ho incontrata io, mi ha regalato una collana fatta con le sue mani. Che io indosso molto spesso, quando è questione di scaramanzia, fortuna, e anche un po' paura…


Roma (Migranti-press

Questa è una storia che comincia a Roma su un autobus arancione. Dove 4 ragazzini, arrivati a piedi da Tagab, un paese dell’Afghanistan a 4950 chilometri di distanza, incontrano una donna. E nasce un’amicizia, parlando inglese, cercando coperte e anche amicizia. Sono 8mila i ragazzi che arrivano in Italia, così, a piedi o per mare, orfani, soli e in cerca di pace. La storia dei 4 ragazzi afgani è lunga quasi 5000 chilometri, e “infinita e lunga come la vita”. La racconta la giornalista Carlotta Mismetti Capua ormai dal dicembre del 2008. In rete. In un gruppo di Facebook che si chiama “La città di Asterix”. Per mesi, scambiando un autobus per un taccuino di appunti, Carlotta Mismetti Capua regala cellulari, cerca un corso di nuoto e un gruppo scout va a caccia di coperte di lana e cucina torte per i loro compleanni. Per non perderli di vista, per rivederli, per sapere (lei stessa) cosa e come fare ad accogliere questo “piccolo esodo, sotto casa sua”. Il progetto (poi) è diventato un ebook per ragazzini (al Wff di Matera), che sarà pubblicato in autunno (dopo tanto camminare senza scopo) e raccontato in radio. A modo loro. 

“La città di Asterix” è un gruppo di Facebook al quale si diventa amici. “Si partecipa, offrendo aiuto, segnalando un articolo, una canzone: i ragazzi hanno bisogno di frequentare ragazzi italiani, e di un po’ di attenzione da “chi se ne occupa, di dignità ne hanno da regalare”. A noi italiani, “distratti, dimentichi e inariditi” dice Carlotta Mismetti Capua. Nel gruppo Facebook si ascoltano piccole storie 

“Il wall, ora è un database di umanità, cianfrusaglie e aforismi, video della Bcc e notizie sulle guerre: è un progetto di journalism citizen, e non citizen journalism volendo trovare proprio un’etichetta. Per ricordare a tutti che il razzismo ci leva qualcosa, che la paura ci fa vivere male, e che siamo tutti stranieri sulla terra. Il razzismo fa male al cuore ed è un lusso che non possiamo permetterci. L'amicizia mi pare un buon antidoto, a portata di mano”.

  • Dino |

    Mi piacerebbe prendere spunto dall’articolo di oggi a pag. 20, “SAPERE liquido”, per allargare il discorso sulla “conservazione del sapere .. per il miglioramento dell’Umanità” nelle nostre biblioteche antiche: mentre si sogna la frontiera della tecnologia virtuale nel mondo reale siamo al medioevo… … …
    Mi chiedo: se davvero sarà facile familiarizzare da casa con i testi antichi in rete (con buona pace di molti bibliotecari che non vogliono utenti tra i piedi dentro le “loro” biblioteche) è probabile che poi aumenti la richiesta di “vedere dal vivo” quelle copie digitali e – alla fine – molte più persone-lettori di oggi cerchino di “violare” le biblioteche “di conservazione”?
    Intanto è ancora vero quanto già notato 40 anni fa :
    “Tullio De Mauro, 1981
    La Biblioteca intesa come luogo di conservazione dei libri … è dimostrabile per via analitica che debba essere Inaccessa”
    “Umberto Eco, 1981
    Idealmente l’utente non dovrebbe poter entrare in biblioteca; ammesso che ci entri, usufruendo in modo puntiglioso e antipatico di un diritto che gli è stato concesso in base ai principi dell’89, ma che però non è stato ancora assimilato dalla sensibilità collettiva”
    Ed è sempre più vero che la digitalizzazione da noi è vissuta in modo patalogico, non come uno strumento di “promozione” delle raccolte librarie vere e proprie ma come l’ennesimo (costoso) “trucco” per tenere lontano i lettori per non essere “disturbati” sul “lavoro” :
    “Marilena Maniaci, 2004
    Al giorno d’oggi, l’ideologia del feticcio tende ad imporre il microfilm e i suoi più moderni surrogati come una barriera invalicabile eretta fra il libro e lo studioso. Non più uno strumento di mediazione, ma l’elemento di un processo di “estromissione programmata”. Con i progressi sempre più rapidi e sorprendenti delle tecniche di riproduzione, archiviazione, diffusione e manipolazione digitale delle immagini, la possibilità di accedere al documento originale rischia di essere, in un prossimo futuro, sempre più drasticamente ristretta”.
    Dino – Firenze
    “La fruizione negata del Libro”
    http://libroinbiblioteca.blogspot.com/
    e
    “La fruizione negata del Libro – Contro la biblioteconomia italiana –
    http://fruizionenegata.jimdo.com/

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