Stamattina ci pensavo, a questo concettopensiero inviatomi da Carlotta, in piena notte. Se la vera casa è dentro di noi, perché ogni tanto sento la necessità di un posto soltanto mio, nel quale rinchiudermi (magari insieme ad un barattolo di nutella, un bel film e un maglione comodo e caldo)?
Il concetto di stare bene con se stessi ovunque ci si trovi. Il fatto di poter parlare con tutti: chi davvero è in grado di dialogare con il mondo è una persona forte, e di carattere, mi dice sempre mio padre. Ciononstante, all'interno di questo flusso di comunicazione e ipercomunicazione dove la casa è anche un blog, è anche twitter, come facebook, come internet stessa, insieme al cellulare, la separazione dei luoghi io la sento come una cosa sempre più necessaria.
Sarà una mia debolezza? Una mia incapacità di gestire – come si dice in azienda – la complessità?
PS. un caro saluto a Lao Tze, e come promesso stasera ci vediamo sul Tatami 🙂