Tiziano e l’agenda setting

I guru di internet, i teorici degli anni ’80 e ’90 come Nicholas Negroponte ma anche  Derrick De Kerckhove, il filosofo francese Pierre Lévy, autore di Cyberculture, disegnavano “un futuro di media reticolari poliedrici, ovvero internet, contrapposto all’antico presente in cui un diagramma a stella radiale con al centro la televisione, e tutti gli altri, ancillari, gravitavano intorno”.

A distanza di trent’anni dai primi grandi proclami, dai libri, dalle conferenze e anche dai miliardi di chiacchiere spese intorno al tema del futuro dei media Tiziano Scarpa, scrittore e vincitore del Premio Strega 2009, è in aria di bilanci: “La constatazione è semplice: sta per finire un decennio, il primo dei Duemila. E internet non è affatto così centrale come si pensava sarebbe diventato. – E riprende – Ricordi? A differenza degli altri medium, internet sarebbe stato il medium democratico che li avrebbe connessi tutti. E invece la realtà è che la forma reticolare poliedrica non ha attecchito come si pensava. Comanda ancora, invece, quello che definirei il "Grande Altro" della nostra epoca, ovvero la tivù. Che assorbe piccoli sé rendendoli celebri, ricchi e potenti, e nel farlo questo diventa ancor "Più Grande Altro", per stare all'espressione lacaniana".

Già. Internet ce l’hanno ancora in pochi. “E’ sbagliato dire che nulla è cambiato – riprende Scarpa, che ha fondato nel 2006 “Il Primo Amore”, rivista letteraria online e cartacea di culto – ma rispetto alle teorie di Jenkins (dei Wu Ming l’imperdibile prefazione al testo “Cultura convergente”, ndr) la constatazione è che è la tivù che vince. E’ vero che internet ha aiutato a non ragionare per media separati, che ci sono intersezioni interessanti tra musica e tv, tra rete e tv, e poi le fan fiction, l’industria musicale e la letteratura, però le persone continuano ad informarsi principalmente con il Tg1 e il Tg5, e i telegiornali coprono il 60% della popolazione, con la loro informazione”.

“Chi legge i giornali  – spiega Scarpa – rimane sempre più una minoranza, e se quindi i quotidiani rendono pubblica una questione (magari una a “caso” che si chiama Patrizia, ndr), questa questione resta di minoranza se non è ripresa dalla tivù. E questo è incredibile se pensiamo all’agenda setting del Paese. Alle mode. Ai prodotti. E’ la televisione che decide, ed è internet, semmai, che ha funzione di media di ritorno, e che la rende ogni giorno più forte, nel suo riconfermarla e legittimarla. E allora mi domando: cosa c’era di sbagliato nelle nostre previsioni?”.

Tiziano Scarpa, dal 2003, non solo scrive libri, ma è appunto impegnato in un’attività editoriale gratuita, sulla rete, con Nazione Indiana che ha riunito intorno a  sé una comunità letteraria oggi molto attiva – non chiamarlo “coltivare il pubblico” dice Scarpa, semmai “noi facciamo le cose in cui crediamo” – e dopo aver vinto lo Strega, ed essersi reso conto di come, uno stesso libro, possa essere amplificato da quello che chiama “il conferitore di valore”, racconta: “Ero un autore di nicchia e all’improvviso mi ritrovo autore da classifica. Entrato dentro la cinquina dello Strega quasi per caso, per la rinuncia di Del Giudice, dal 2 luglio in poi sono uscito dalle cosiddette categorie. O forse le categorie sono saltate, grazie al conferimento del valore del Premio Strega. Che va in tv ma che da solo ha la forza di dare un’etichetta, un valore riconosciuto universalmente, che fa sì che il mio libro, uscito da 8 mesi, entri in un turbomarketing incredibile. Un turbomarketing che nonostante sia il contrario del democraticismo della rete, dimostra quanto il conferimento passivo del valore, ovvero l’essere scelto e proposto e  l’essere scelti abbia un grande valore antropologico. Come se la psiche rispondesse meglio a chi viene selezionato, rispetto a chi si propone attraverso la rete anche all’interno di proposte culturali incisive.

Com’è accaduto che Stabat Mater sia divenuto un “romanzo d’eccellenza”, inaspettatamente pop, se la sostanza di quel che ho fatto è sempre la stessa? Il gioco è truccato?”. Forse, con il turbomarketing, il gioco è semplicemente accelerato. Forse, Tiziano, sta vivendo in prima persona l’effetto amplificante del media generalista. Meno male che ha una biografia, e un’identità forte. Quando questo battage sarà terminato, è certo lo ritroveremo ancora sulla rete. Il suo Primo amore, nonostante ancora Dio Minore?