Da Sanremo al Veneto: ecco dov’eran finiti i Jalisse

Chi se la ricorda la canzone che a Sanremo di non so quanto tempo fa vinse il Festival? Due tizi, un maschio e una femmina in coppia, sconosciuti tra i big – solo a Sanremo capitano ste cose – a intonare "Fiumi di parole -sbam –  fiumi di parole tra noiiiiiiiiii – sbam – prima o poi ci portano viaaaa…..".

Non so a chi piacque la canzone, chi la votò. Fatto sta che ricevo comunicazione dalla Regione Veneto per la Fiera Bit (Turismo) e chi mi ritrovo? Nientepocodimeno che la proiezione di James Bond, e poi, i Jalisse (si pronuncia Gialisse?). Riporto testualmente in corsivo stralci di comunicato stampa.

CON JAMES BOND, LE DOLOMITI, IL PROSECCO E LA MUSICA DEI  JALISSE, DOMENICA CHIUDE ALLA GRANDE IL VENETO DEGLI SPETTACOLI DI BELLEZZA ALLA BIT

Segue la presentazione della giornata, con ospiti pranzi e solluccheri, e alle 3 del pomeriggio, eccoli comparire!

Alle 15,40 ci saranno i Jalisse, che presenteranno le loro attività con e bambini, seguiti alle 15,50 dall’intervento di Marca Treviso e Provincia di Treviso sulla "Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia" e su "Sarmede, paese delle fiabe", con attività pratica di disegno, con il coinvolgimento del pubblico più giovane.

Tra Sanremo e Regione Veneto, mi vien da pensare, purtroppo, che siamo sempre, inevitabilmente, anche autoironicamente – per carità – un Paese kitsch. Solo che un bel gioco, normalmente, dovrebbe durar poco…

  • Jalisse |

    Gentile signorina Tagliabue.
    Non sono neanche io un suo fan, come vede non la leggo e solo ora intercetto la sua risposta che vedo intensa e accorata. Alla fine della sua confessione lei dice di rispettarci e quindi voglio mantenere anche io questa linea ringraziandola. Sul nostro conto i giornalisti ne hanno dette di tutti i colori, vivendoci e mangiandoci sopra e scrivendo senza scrupoli; senza ipocrisia credo che lei sia d’accordo. Va bene che il nostro pezzo non le piaccia: santa libertà di espressione; ma sia obiettiva e legga almeno ciò che facciamo prima di scrivere, per rispetto verso quelle persone che ci seguono e che ci conoscono. Perché piuttosto non si chiede come mai i Jalisse continuino a fare musica (basta vedere su http://www.jalisse.it; http://www.myspace.com/jalisseduo; facebook jalisseduo; http://www.myspace.com/artistiperlabruzzo; http://www.tregattiproduzioni.it) ed il mondo radio-stampa-televisivo ITALIANO non si accorge di loro? Sa cosa vuole dire essere etichetta indipendente? Sa cosa significa non scendere a compromessi o battersi quotidianamente? Sa cosa vuol dire essere outsider e vincere Sanremo e arrivare all’ESC? Una gran bella esperienza.
    Gli artisti che lei divide in big, kitch e quant’ altro non fanno altro che proporre la propria musica; è il pubblico che accetta o esclude. Molto spesso i giornalisti della carta stampata invece deviano il gradimento del pubblico e lei sa di avere un grande mezzo tra le dita. E’ finita l’era degli artisti cechi; ora esiste internet e la comunicazione, ogni artista è anche manager di se stesso e si conosco i meccanismi.
    Se tutto ciò è una sua opinione personale, allora la accetto, tanti potranno condividerla sicuramente; allora ci sta bene anche il suo kitch.
    Concludo dicendo che non conosco la sua vita personale, non volevo offendere ma neanche essere offeso, ho solo ipotizzato (sbagliando addirittura il suo sesso involontariamente). Però mi sarei aspettato da lei una documentazione sul nostro lavoro fatto con i bambini, della creatività che abbiamo realizzato insieme, della loro gioia che vedrà su http://www.myspace.com/crescereinsiemelarteper. Lei non è una mamma (se ho capito bene) ma dovrebbe apprezzare lo stesso chi si dedica con passione ai bambini come stiamo facendo noi, da artisti e soprattutto da genitori.
    Mi auguro invece che questo “scontro” di gusti sano (verace forse perchè crediamo nel nostro mestiere) sia invece un incontro tra persone intelligenti e che ci porti a conoscerci meglio, dopo di che potrà scrivere veramente “dov’eran finiti i Jalisse” e che non hanno intenzione di durare poco. Oppure, con fiumi di certezze, potrà allontanarsi definitivamente dai Jalisse (ma ne sarei dispiaciuto). Mi chiamo Fabio Ricci e sono un componente artista, produttore ed editore del duo Jalisse. Cordiali saluti. info@jalisse.it

  • Cristina Tagliabue |

    Cari signori Jalisseduo. Parlate al singolare, ma siete due.
    Vi rivolgete a me come fossi un uomo, quando invece mi sembra chiaro dal mio blog.
    Sono una donna. Mi chiamo Cristina Sivieri Tagliabue.
    Veniamo al mio breve articolo. Mi rendo conto che spesso “si pensa” di essere chiari, e invece si viene fraintesi. Proverò a spiegare – tradurre – le mie opinioni ironicamente riportate, con leggerezza “calviniana”. Mi spiace appesantire il discorso, ma purtroppo, visto che non parliamo “la stessa lingua” esplicito qui di seguito il contenuto del “pezzo”.
    Come avrete capito, certo, non sono tra i vostri estimatori. Non c’è nulla di male, fin qui. Voi vi siete esposti al pubblico, in molti vi hanno votato, dovevate esser pronti sin dal ’97 alle critiche, e io stessa, giornalista, mi espongo alle critiche tutti i giorni scrivendo i miei articoli – certo, non letti, votati e visti da tutti i milioni di persone che hanno seguito voi a Sanremo – sono esposta a questo meccanismo.
    Il vostro pezzo non mi rappresentava allora, né tantomeno oggi. Quando vi ho ascoltato, credo di aver cambiato canale. Cosa che, peraltro, faccio molto spesso quando accendo la televisione.
    Ho riportato un comunicato stampa che mi fa intendere (a me e ai lettori, che però già sanno) che Sanremo non sempre è una panacea, perché dei vincitori con una canzone molto nota, oggi non fanno più parte del panorama discografico dei “big”. Mi perdonerete, non sono proprio esperitissima di musica, ma non mi sembra di avervi visto all’interno delle classifiche degli ultimi anni.
    Dopo aver descritto la vostra attuale attività – il laboratorio per la Regione Veneto – ho commentato il nostro Paese kitsch per i meccanismi strambi di Sanremo e la discografia “baudesca”, che porta persone a vette di celebrità per poi “abbandonarle”.
    Mi spiace. Voi dite che noi giornalisti possiamo dire “mi piace” o “non mi piace”. Non è vero. Noi giornalisti vediamo tante cose, e abbiamo parametri personali di valutazione che posson piacervi o no, ma sono libertà di ESPRESSIONE come quella dei vostri album. La vostra canzone a me non è piaciuta, e quando ha vinto il festival è stata l’ennesima conferma del fatto che Sanremo fosse un Festival che non rappresentava me, come tanti altri giovani come me. Ritengo di poter dire kitsch, e ritengo di poterlo ripetere.
    Kitsch è Sanremo, kitsch sono i meccanismi bacati di Sanremo, kitsch è Pippo Baudo e anche il polpettone “autoironico” di quest’anno (intendevo con questo parlare di Chiambretti e dei tanti Baudi comparsi all’inizio della prima serata), kitsch, per quanto mi riguarda, è stata anche la vostra canzone.
    Chi mi conosce sa che sono una persona buona. Da voi che vi siete così esposti – consapevolmente – al pubblico e ai meccanismi mediatici, da voi che lavorate con i bambini certo non mi aspettavo accenni alla mia vita personale.
    Vi accontento: sono felicemente fidanzata da anni, mica come dite voi “credo che sia un uomo solo”. Sono moderatamente serena della mia vita e del mio lavoro. Spero che anche voi siate contenti di ciò che fate, vi rispetto ma non chiedetemi di non dar giudizi artistici sulle vostre canzoni.
    Il buonismo è una brutta malattia. Quel poco che mi sento di dire, lo dico, e lo dirò. Eccome.

  • Jalisseduo |

    Gentilissimo signore,
    grazie di aver contribuito con questa Sua, a comunicare la nostra presenza alla BIT 2008.
    Le rispondo personalmente ricordandoLe che nel 97 ci votarono 15.325 persone.
    Inoltre non capisco cosa ci sia di kitsch nel presentare un laboratorio con e per i bambini e nella presentazione del nostro nuovo singolo Tra Rose e Cielo. Ma soprattutto vorrei sapere se Lei c’era! Anche se non la conosco, ottimisticamente voglio rispettare il Suo lavoro; faccia lo stesso anche Lei dicendo soltanto non mi piacciono o non amo la loro musica. Le auguro di lavorare (lei lo chiama giocare) sempre e di non durare poco soprattuto se ha famiglia. Dalle Sue parole però credo che sia un uomo solo…
    Cordiali saluti, Jalisse

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