C’è chi quest’anno lo ricorderà come i quarant’anni dal ’68. C’è chi lo ricorderà come i sessant’anni dal ’48, e dalle prime elezioni politiche. Per la mia generazione, tuttavia, c’è una data, indelebile, che ha segnato l’infanzia, e forse anche una continuazione dell’infanzia, in un piccolo Paese come l’Italia. Altro che Generazione X e Y (con derivati). Quello che mi ricordo io, il posto da cui vengo io, come credo tanti altri nati negli anni Settanta, è quel 16 marzo 1978, e il rapimento Aldo Moro.
Lo scorso anno Prodi ha ricordato che bisognerebbe "tirar fuori" le carte, di quel maledetto ’78, che è caduto 30 anni dopo la formazione di uno stato democratico, e che precede di 30 anni questo 2008, in cui non si sa cosa succederà, ma che è comunque una data che ci fa pensare.
Quando avevo 6 anni ho scritto un tema, sul rapimento di Aldo Moro. Mi ricordo mio nonno felice di leggerlo a capotavola davanti solo alla moglie, e una tovaglia a scacchi da osteria. Forse per quel ricordo sono tornata nei luoghi del terrorismo e di Aldo Moro, in questi giorni a cavallo del nuovo anno, e ripercorso vie tanto note quanto poco raccontate (solo Enrico Ghezzi fece un video da via Montalcini a Via Caetani).
Qui di seguito il paesaggio che è oggi Via Fani, e quel terribile incrocio in cui Aldo Moro fu rapito e la sua scorta sterminata. Ci sono un sacco di cartelli "Vendesi", intorno. Tante case non credo a buon prezzo. E’ un luogo della Roma borghese, e tranquilla. Un beauty center proprio di fronte alla lapide, dall’altra parte della strada.