Gli opevai e Adriano Celentano

Scusate la battuta, che non vuole certo mancare di rispetto ai lavoratori – tutti – di questo Paese. A maggior ragione, in un momento come questo. Per chi non conosce la canzoncina "evviva gli opeVai", si tratta una trovata che scherniva i rappresentanti dell’estrema sinistra degli anni Settanta, simpatizzanti della classe opeVaia con tanto di cachemirino e la evve moscia.

A trent’anni di distanza, è Celentano a ergersi nuovo testimonial della classe operaia. Ieri, in prima pagina di Repubblica leggevamo "Celentano: io, il rock e gli operai motore del mondo".

Oggi, sul Sole 24 Ore, Luca Veronese ha studiato i conti del molleggiato, e titola sul quotidiano "I 70 anni di Celentano. Quel tesoro di Clan custodito in 7 società". E poi, a pagina 20: "Celentano Spa fattura 5,8 milioni".

Il ragazzo di Via Gluck è ancora in grado, dal pulpito del suo business, di pontificare da sinistra? A mio parere, certo che sì. Magari con un pochino più di consapevolezza – e trasparenza – rispetto ai suoi milioni e alle sue lussuose dimore, quando va in tivù o si fa intervistare sui grandi ideali.

Ma tant’è. Chissà se tutti la pensano allo stesso modo, dopo aver letto degli "affari della Clan famiglia".