Cloni di Moleskine: tanti, e brutti

Un anno e mezzo fa scrissi una pagina in loro onore. Fu uno dei pochi casi, insieme a un pezzo dedicato ai Post-it, in cui citare un’azienda diventava come citare un "amore". I pubblicitari chiamano questa tecnica lovemarks: creare un marchio e farne innamorare il pubblico. Ma non sempre si riesce a farlo, a tavolino.

Ebbene. Moleskine, con me, ci è riuscita tanti anni fa. Anche la 3M con i Post-it.
Lo scorso week end, dunque, sono andato alla Feltrinelli di piazza Argentina (Roma) per comprare qualche quaderno nuovo. Ne ho trovati di splendidi (i nuovi rosa!). Ma poi, su altrettanti scaffali, non ho potuto notare non so quanti cloni. Che certo, costavano un poco meno, ma quanto eran brutti…

Pubblico qui di seguito l’articolo che scrissi ai tempi sul giornale. Mi sembra non sia cambiato niente, se non l’invasione degli ultra-cloni…

Il sapore di un viaggio sta anche negli oggetti che si portano via. E in quelli che si decide di lasciare a casa. Automobile, motocicletta, bicicletta. Canoa, vela, salvagente. Valigia, zaino, trolley. Telecamera, telefonino, reflex….

Una volta la scelta era più semplice, e non solo per la selezione dei dettagli, che molto raccontano, della filosofia di un viaggiatore. La documentazione dell’allontanamento, per esempio, erano necessariamente una macchina fotografica, e un quaderno. Adesso, la velocità delle esperienze "low cost" e dei "business trip", insieme all’elettronica di consumo, ai cellulari che inviano immagini e alle avventure raccontate via sms, hanno accorciato il tempo dell’intima catalogazione degli eventi in funzione di una più rapida condivisione con gli amici.

E tuttavia, ci sono oggetti che, nonostante il loro anacronismo, non si sono mai consumati. La Moleskine, per esempio. Noi italiani la chiamiamo "la" come fosse un’amica di vecchia data. La Moleskine è riuscita a mantenere intatto il suo fascino, e a dichiararsi – negli ultimi anni è stato un crescendo – l’oggetto di culto non solo per ambiziosi e sofisticati autori, ma per tutto un popolo di amanti di penna, e di carta.

Il ricordo di Hemingway e dei suoi appunti ha suggestionato gli amanti della prima ora. Quelli che cercavano un quaderno dall’aria artigianale sul quale fissare i propri – importantissimi – pensieri. Come il regista Paolo Virzì, per esempio, che da quando è piccolo conserva tutte le agende dei suoi esotici viaggi, pieni di disegni, caricature, ricordi, impressioni. Poi, però, inaspettatamente, sono arrivati gli altri. Insieme agli scaffali delle librerie che si sono riempiti di ogni sofisticheria di prodotto legato al marchio Moleskine.

Rubriche del telefono, agende di lavoro, quaderni a righe, a quadretti, piccoli e grandi, con copertine nere o bejge. La diversificazione degli oggetti, però, lungi dall’apparire come un freddo calcolo di marketing e di posizionamento sul mercato, è sembrato un geniale adattamento alle diverse necessità degli scrittori. Scrittori di viaggio o, ancor meglio, scrittori di vita. Perché, come dicono anche le ricerche dell’Aie (Associazione Italiana Editori), anche ai giovani continua a piacere la carta. Sempre di più. Tanto che la Smemoranda, storica agenda di viaggio – scolastico – italiana in questi giorni compie trent’anni.

Dunque tutti scrivono. Ancora. Nonostante tutti mandino anche un sacco di sms e di fotografie, con gli mms. Tutti scrivono, qualcuno disegna, altri ancora scarabocchiano poesie. La Moleskine, forse per incentivare questa rinnovata grafomania, ha deciso di raccogliere le più belle agende di viaggio in una mostra, che ha recentemente aperto i battenti a New York ma si può vedere anche su Internet (www.moleskine.com/ita).

Carnet de voyages. La parola non suona nuova neppure qui in Italia, dove si stanno moltiplicando le esposizioni dedicate agli "appunti celebri", o ai "ricordi dei primi viaggi" sotto forma di fotografia, o di disegno. D’altronde, il nostro paese non è soltanto la culla di tanti autori che hanno viaggiato. E’ stato il luogo storicamente più raccontato negli appunti di celebri menti di un passato non così remoto. Come racconta Cesare de Seta, storico dell’arte e docente presso l’Università di Napoli nel suo "Viaggi Controcorrente" (Aragno Edizioni, 20 Euro), lo stivale, a partire dalla tradizione del Gran Tour, è il Paese più raccontato dalla letteratura. "Abbiamo una tale messa di Diary, Carnet de Voyages, Tagebuch che non resta che l’imbarazzo della scelta – scrive De Seta -". I percorsi tra Roma e Napoli La Gentile, in assoluto, sono stati non solo quelli più calpestati, ma i più raccontati.

"Vi sono mossi viaggiatori di ogni tipo di nazione – racconta De Seta – e con ogni mezzo costoro hanno viaggiato. E’ questa storia uno specchio che riflette le intenzioni e le propensioni, le inclinazioni e le sensibilità di ogni viaggiatore sia esso uomo d’affari, artista, scienziato, letterato o umile viandante. Ciascuno di loro, allo stesso modo, è testimone vivo della nazione da cui proviene".

George Berkeley, per esempio, nel 1717 tiene un diario a sedici puntate durante il cammino tra Roma e Napoli. Per ciascuna tappa indica anche le miglia percorse. Precisissimo. Chateaubriand invece, nel 1804, passa il capodanno a Gaeta e scrive: "Ho aperto la finestra. Le onde morivano ai piedi dell’albergo. Non rivedo mai il mare senza un moto di gioia e quasi di tenerezza".

Tutti i suoi ricordi si possono leggere nel suo "Voyages en Italie". Anacronistica, certo, una full-immersion tra la Caput Mundi e la capitale del Viceregno. Diversa dai più modaioli "Diari della motocletta", o dai racconti dell’antesignano antiquario inglese Bruce Chatwin in Sud America. Anche lui, peraltro, usava la Moleskine. Ma questa è un’altra storia. E soprattutto, un altro continente, un altro secolo. Una volta l’ombelico del mondo eravamo noi. Adesso, dov’è?

  • luca |

    schiavi di un prodotto ormai interamente cinese, che toglie mercato a chi con fatica produce in italia, difendendo posti di lavoro….Moleskine oggeto di una speculazione da parte di un fondo, che compra a 0.50 di euro ed esce sul mercato a circa 12 euro…..
    anche questa è un arte………. per quanto riguarda i cloni……speriamo che sempre più gente presti attenzione a cosa compra, e da dove proviene…. magari salviamo un po’ di handsmade italiano……………

  • Loris |

    Io ho fatto un percorso simile, cercavo quaderni per raccogliere appunti, prima ho provato con normali quaderni di scuola, magari con carta riciclata, ma è solo con il formato piccolo della moleskine ( ma la prima era un clone – va beh, nessuno è perfetto ) che mi posso portare il taccuino in tasca o nella borsa per cogliere i pensieri nel momento stesso in cui affiorano.
    Complimenti per il pezzo, sarebbe interessante capire chi compra i cloni ( a parte l’unico esemplare del sottoscritto ) : se tutti gli “ispirati” usano Moleskine, sui cloni chi ci scrive? e cosa?

  • Cristina Tagliabue |

    Grazie a Davide e grazie a Mauro per gli apprezzamenti carini e soprattutto aver letto per intero l’articolo. Allora non è vero che su internet i pezzi lunghi non vanno bene! O almeno, non è SEMPRE vero… 🙂

  • mauro |

    Moleskine e viaggi.
    Figli del mondo in fuga o in attesa di guarire dall’irrequitezza, compagna che non lascia. Per fortuna, ‘chè i beati li lasciamo al cielo! A noi, le parole…
    Bella riflessione davvero…

  • Davide Caci |

    Ehm… palesemente sono rimbambito… Chiedo scusa se ho sbagliato il nome (sono arrivato qui dal blog di Luca Boschi)…
    Comunque il resto del commento permane 🙂
    (massima vergogna)

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