L'approccio pragmatico di Woody Allen alla realtà, dopo decenni di amore infinito per la psicanalisi freudiana e relative malattie psicosomatiche (dalla psoriasi fino allo zelig-ismo più subdolo) lascia la mia generazione, o quantomeno quelli come me – fatti, appunto, di psicanalisi perenne – assai attonita/i.
Insomma, Woody, cosa dobbiamo pensare? Che dopo anni di tentativi dallo psicanalista per eguagliarti in difficoltà e paranoie, dopo case costruite minuziosamente con le librerie in ciliegio e biografie di distruzioni amorose in virtù della sincerità e di outing paradepressi, ora dobbiamo abituarci all'idea che se tutto fila liscio, allora tutto "va bene va bene va bene va bene va bene così"?
Ma insomma. Una cosa è Freud, e una cosa è Adler.
Se per caso hai capito che fuziona meglio Adler, ti prego, diccelo. Così almeno, quanto meno, ci si adegua. Certo, in gran ritardo eh. Perché intanto abbiamo superato i 35 e di paranoie ci siamo riempiti la testa, e la vita. E adesso, senza paranoie, come si fa?