Lunedì prossimo, il 1 dicembre, per iniziativa del Comitato Pari O Dispare e l’Associazione Miriam Mafai verrà presentato in Triennale il Premio per la Comunicazione e Cultura. L’hashtag è #now2014! I lavori iniziano dalla mattina alle 9.30 e proseguiranno per tutta la giornata, con Giovanna Cosenza che racconterà una ricerca realizzata ad hoc per l’evento e l’Art Directors Club che, insieme a creativi di vario genere e tipo, tirerà le somme di come stia evolvendo il mondo dell’advertising in tema “femminile”.
Ho avuto l’onore di un invito al panel discussion, in cui ci saranno giornaliste come Danda Santini, direttrice di Elle Italia, e lancio già da ora l’invito a tutti coloro che pensano che fare Cultura, al femminile, sia una responsabilità non solo giornalistica, ma delle aziende.
Quelle per cui è importante esserci, a livello “media”, ed esserci correttamente. Quelle che raccontano le donne affidandosi ad agenzie creative guidate da uomini che a volte “odiano” le donne. Quelle che vogliono raccontare un modo di esser donna “normale” e si ritrovano sempre a scontrarsi col “target”. Un universo femminile codificato dai consumi e ancora troppo lontano da quello che siamo, nonostante alle volte, anche inconsciamente, acquistiamo quello che siamo, e viceversa. Perché nessuna di noi può affermare di non essere attratta dall’acquisto di qualcosa che sogniamo potrebbe cambiare, anche se per un secondo, l’immagine e la percezione che abbiamo di noi stesse, trasformandoci in qualcosa che non siamo. Magari di più bello, esclusivo, desiderato. Basti pensare alle pubblicità dei profumi. Quelle che in Italia praticamente non le girano più: se sei il responsabile comunicazione di un’azienda, quelle ti arrivano dall’estero e devi solo far tradurre il voice over. Cosa ti fanno desiderare questi adv? Di vivere momenti indimenticabili da principessa. Momenti in cui sei solo tu, la protagonista, e le altre, al confronto, scompaiono. Tu sei la dea.
Tu, tu, tu, tu. Un messaggio opposto a quello che immagino, al loro interno, queste stesse aziende dovrebbero comunicare alle dipendenti: lavoro di team, pochi protagonismi, partecipazione a progetti condivisi. Insomma, quello che dovrebbe essere specchio di un’azienda, la sua comunicazione, in realtà, attraverso la comunicazione di prodotto, si trasforma in un messaggio “agli antipodi” rispetto a quelli che sono i valori fondanti dell’azienda stessa.
Questa incoerenza di fondo è difficilmente sanabile. Bisogna proprio mettercisi d’impegno, e forse, la paura, è quella di non poter avere gli stessi riscontri in termini di acquisti, o anche solo in termini qualitativi, sulla “piacevolezza” e “comprensione” del messaggio.
Cionostante, è importante che se ne parli e ci si confronti. Il 1 dicembre sarà uno di questi. Spero e credo, importante.