Questa settimana vorrei segnalarvi Letizia Renzini. Lei, innanzittuto, ed il lavoro che ha realizzato con la sua squadra: l'opera "Il ballo delle ingrate" di Monteverdi. Liberamente interpretato, di cui lei è performer e ideatrice.
Mi è piaciuta perché il concetto di "opera totale" ripreso da Monteverdi si ripete anche nella libera rivisitazione delle nostra Letizia, usando media non convenzionali.
E non ci sarebbe nulla di nuovo in questo, se non fosse che in realtà la multidisciplinarità è resa attraverso la pluralità del mezzo digitale. Ovvero i tasselli che compongono la performance sono quelli che costituiscono il dizionario digitale e tradizionale: il mezzo "analogico" corpo, voce, strumenti e il virtuale video, luce, musica elettronica.
Insomma un'opera multimediale, ma che ha poco a che vedere con i moderni atlanti De Agostini (ci sono ancora?).
In particolare, poi, Il "Ballo delle Ingrate" è anche un film di Ingmar Bergman. Gli amatori come me ricorderanno: realizzato per la televisione nel 76, con le coreografie di Donya Feuer e le musiche di Claudio Monteverdi, lo stesso maestro lo definì "un dramma senza parole”, una "composizione coreografica”.
La storia è soprattutto il ritratto della tipologia femminile (letteraria e non) dell’ingrata. Che è sinonimo di donna anticonvenzionale . L’Ingrata rifiuta cioè il legame, preserva l’individualità e non cede. Amazzone e zitella, emancipata e impossibile, dea e meretrice, talentuosa e indomabile, scomoda e attraente, ambìta e temuta, costantemente alle prese con la rappresentazione della femminilità, l’Ingrata si stacca, nello spettacolo, dal mondo letterario e si inserisce nelle contraddizioni di un presente concreto.
Un presente senza compagno, solitario, e quasi… che dire: contemporaneo.
Che poi, comunque, lè risaputo che oggi le single sono la metà della popolazione femminile. Vivono da sole er diverse ragioni, e a sentir le mie amiche tutte condivisibili.
Che il sequel sia "La scaltra?"
Qui un estratto su youtube. Per chi volesse vederselo dal vivo il 7,8, 9 è a Firenze, al Museo Marini in piazza S. Pancrazio.