In Sicilia la bottega del barbiere è un'istituzione. È lì che ogni particolare della vita sociale è passato al vaglio, lì si custodiscono confidenze, si dispensano consigli e si controlla da vicino il ritmo con cui la vita scorre.
La copertina è esplicita: in primo piano cinque dita pulitissime stringono la lama di un rasoio aperto, mantenuto in perfetta efficienza dall’uso. Il volto elegante e composto del Signor Ugo Partexano, il barbiere di Siracusa che mostra il suo strumento di lavoro come una bandiera e un avvertimento insieme, ha gli occhi aperti e la bocca serrata. Alle spalle dell’uomo, un grande specchio mostra l’ampiezza e l’ordine della sua bottega e riflette anche, incorniciata tra la lama e il manico del rasoio in primo piano, la sua stessa nuca.
Scatto dopo scatto, i protagonisti diventano gli strumenti e i gesti di un mestiere antico e delicato, i saponi e le lozioni di cui sembra di sentire il profumo, il nitore di interni siciliani disinfettati dalla luce bianca del sole che si riflette negli specchi e sulle cromature di rasoi, pinze, bacinelle e tronchesi e i volti degli uomini. Volti di barbieri e soprattutto dei loro clienti, di ragazzi dai baffi appena accennati e signori anziani la cui storia ha disegnato sul loro volto le linee di un’espressione indelebile.
Botteghe che conservano intatta la memoria di una tradizione secolare e botteghe che mostrano invece una contemporaneità che con timidezza e rispetto prova a mescolarsi alle abitudini più resistenti. In tutto il servizio, solo una volta compare una donna in carne ed ossa, e la didascalia spiega che la foto è stata scattata in una casa privata, adibita momentaneamente a barberia.
Lo spazio pubblico della socialità, nei luoghi scelti da Rotoletti come paradigma di una Sicilia tesa a conservarsi uguale a sé stessa anche alle soglie di un secolo nuovo, è interdetto all’esistenza femminile.
Unica testimonianza della femminilità sono i poster di attrici e pin-up, ragazze di carta appese ai muri insieme alle immagini del Papa, di Gesù e del Duce.
Tra gli scatti perfettamente affilati ce n’è uno che richiama il gioco delle scatole cinesi e così sottolinea con maggior forza il proprio significato. Il soggetto è un rotocalco scandalistico locale che un cliente stringe tra le mani: è aperto su un servizio a doppia pagina dedicato alla storia di una coppia. Accanto alla fotografia dell’uomo, spunta, come se si trovasse un paio di passi più in dietro, il ritratto della donna. Il titolo del servizio recita: “Hai finito di derubarmi per divertirti con gli altri!”
La culla della mafia è terra di patriarcato ma l’aspetto del barbiere che trasuda questa immagine apre la possibilità di un cambiamento: indossa una morbida camicia a fiori con il collo slacciato, ha una barba rilassata e i capelli un po’ più lunghi di quelli perfettamente ordinati della gran parte dei suoi colleghi.
Armando Rotoletti, Barbieri di Sicilia, Grafiche Mariano di Mariano Comense. 96 pp, €30.