Sapersi comportare online, e ridere di sé, tecnologicamente.
Chi è di internet non interpreti “Come pesci nella rete” (Armando Editore) di Marika Borrelli e Januaria Piromallo alla stregua di un saggio. E’ semmai un galateo divertito e divertente del mondo online e dei social media. Raccontato da chi, sapiente conoscitrice delle buone maniere toutcourt, ha trovato una “ratio” nelle relazioni che inspiegabilmente si intrecciano scrivendo un blog, aggiornando una pagina di Facebook.
Oppure scoprendo un programma di Intel chiamato “The museum of me” che è “l’ultima diavoleria, un’applicazione che prelevando alcune informazioni statistiche dal nostro profilo su fèisbuk, proietta un filmato di un paio di minuti di ottima fattura in cui noi stessi diventiamo una mostra museale, attraverso la quale veniamo a conoscenza delle 5 persone con le quali interagiamo di più, il numero di click ‘mi piace’ che otteniamo dai nostri amici, l’immagine delle nostre foto più viste e le parole che appaiono più frequentemente nei nostri post.
In un mondo sempre più diviso tra un follow e unfollow, il libro di Borrelli e Piromallo ci mostra quanto Lady Gaga e Vin Diesel possano più nel NY Times su Twitter: contano più di 10 milioni di follower, seguiti da Barack Obama, Mr. President (9 milioni e 800 mila), Megan Fox: (8 milioni e mezzo), Hugh Laurie, aka Dr House, e Linkin Park (7 milioni), Cristiano Ronaldo (6 milioni e 800 mila), Lil Wayne (6 milioni e 600 mila).
Ma poi, ci sono un sacco di simpatiche assurdità che le due autrici sono andate a cercare: un autore del David Letterman Show per esempio, “che ha creato CelebriGum: un blog in cui posta le foto scattate da un’unica prospettiva: una finestra del corridoio dello studio dove lavora, sulla cui vetrata è spiaccicato un chewing-gum masticato ed ormai pietrificato, lasciato lì molto tempo addietro da qualche scostumato. Assieme al chewing-gum ormai secco vengono fotografate tutte le celebrità e i VIPs che partecipano allo Show. In un blog, anche un reperto di immondizia riesce a diventare famoso”. Basta che sia americano.
Per chiudere in bellezza, qualche numero legato alla nostra “dipendenza”: il massimo di attività sul social network più diffuso al mondo viene raggiunto il mercoledì alle tre del pomeriggio, nell’orario mediano del giorno mediano. Altri picchi, di minore intensità si rilevano alle 11 del mattino e alle 20 della sera, dopo le quali c’è un vero e proprio crollo. Il significato della statistica è che chi usa Facebook, lo fa quando lavora. E se non lavora con Facebook o per Facebook, allora è decisamente perditempo perdigiorno. Oppure, secondo la tesi delle autrici di “Come pesci nella rete”, e come scrive nella prefazione Maria Luisa Agnese, siamo in una gabbia, ma il Truman Show insegna: saper di essere in gabbia è già qualcosa.