La legge è arrivata. E tuttavia, dopo che hai fatto un libro per parlarne (grazie alla giornalista Isa Grassano e a Repubblica, e a Valentina Grispo, direttore della rivista online SprayStyle, molto carina) non sai se esser contenta per la proibizione attuata sulla chirurgia plastica alle minorenni, oppur delusa.
Perché? Ma perché, a dire il vero, il mio libro non voleva essere una semplice denuncia sul tema della chirurgia e delle minorenni. Il mio libro voleva essere uno spunto per ripensare al nostro modo di essere "donne", all'importanza dilagante dell'apparenza e dell'esseredivenutoavere. Il mio voleva essere un testo di riflessione che partiva dal tema del velinismo per portare le persone a ripensare l'effimero necessario a tutte quelle persone che non appaiono molto in tivù, che non sentono la crisi perché sono benestanti, e che tutto il giorno non hanno di meglio da fare che guardarsi i cuscinetti, e combatterli con tutte le forze sottoponendosi non solo a diete e ginnastica, ma cambiando il proprio stile di vita completamente, facendo magari diventare il centro estetico, la palestra e il chirurgo i luoghi e le persone più importanti del mondo.
Ma ha senso proibire? La proibizione, non crea forse un desiderio ulteriore?
Questa nuova nobiltà – televisiva, perché è star system ma non solo – che si circonda di nuovi servitori (divenuti a loro volta star televisive, basta vedere la presenza dei chirurghi plastici in tv) è una novità del nostro secolo. Il concentrare sul corpo proprio tutte le attenzioni possibili immaginabili ha fatto diventare Coppola, un parrucchiere di Armani, un deus ex machina. Ha trasformato un signore di dubbio gusto – Cavalli – in un divino instillatore di gusto. Ha trasformato i gioiellieri in artefici di felicità….
Nella società dei consumi, chi offre il consumo vale più di chi offre pensieri.
Poveri intellettuali. Poveri in tutti i sensi.