Milano, il coro delle lamentele “professionalizzate” e le polvere sottili

Segnala oggi Roberto Moroni su Facebook un video bellissimo di lamentele tipicamente milanesi. In questa giornata di polveri sottili che ti prendono alla gola, e all'esofago, ne approfitto per pubblicare su internet il pezzo sui fantastici Compliants Choir uscito a marzo di quest'anno, quando l'esperimento era in fieri.

In finlandese, il termine “valituskuoro” è un modo di raccontare tante persone che, insieme e nello stesso momento, si lamentano. Dicono gli esperti che questo “valituskuoro” sia la traduzione di “tormentone collettivo” più che “coro greco” o “coro di lamentele”, che sarebbe la sua traduzione letterale. Ma va da sé, sia nell’una sia nell’altra possibilità, Tellervo Kalleinen e Oliver Kochta-Kalleinen, il giorno di quattro anni fa in cui a Helsinki s’inventarono “Complaints Choir” ebbero una bella intuizione: raccogliere tutte le lamentele di una città e trasformarle in arte corale, da “ricantare” in modo più artistico, e organizzato.
La seconda intuizione fu quella di pensare ai “cori di lamentele” come un’idea “esportabile” all’estero. Anzi, i due fratelli decisero che avrebbero iniziato da Birmingham, dove il musicista Mike Hurley comprese subito lo spirito dell’idea, e partecipò entusiasta al progetto. Sia raccogliendo storie e lamentele, sia ricomponendole in modo sensato. Fine ultimo dell’operazione: restituire alle strade le lamentele delle strad attraverso canzoni ed un cortometraggio.
Ebbene, l’iniziativa ebbe talmente successo che i finnici furono chiamati dalle amministrazioni di numerose capitali del mondo, per ripetere l’esperienza: Hong Kong, Philadelphia, Gothenburg e Buenos Aires sono solo alcune città in cui è stata ripetuta l’esperienza. Praticamente, non c’è posto del mondo dove non siano stati.
Lo scorso anno sono arrivati anche in Italia, a Firenze, dove i cittadini si sono lamentati rispettivamente di (come cita il brano disponibile su internet): “code alle Poste, non ci sono taxi abbastanza e sono troppo cari, la società dei parcheggi si sta arricchendo… e così via”. Grazie alla casa di produzione The Tune, il 7 ed 8 marzo, il coro è arrivato anche a Milano e, dopo aver raccolto lamenti, quaranta elementi diretti da Ivan Merlo e Lorenzo Magnaghi si sono riuniti a cantare dal vivo sabato e domenica in centro città. Emil, il compositore dei testi, ha scritto intorno a “traffico, inquinamento, le biciclette non hanno piste ciclabili, i muri sono sporchi e imbrattati, la città senza colline no no no… o mi lamento della città mia o me la prendo con la geografia!!!”.

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  • Guido Romeo |

    Molto interessante. Soprattutto perché “complaint” ha diversi significati in inglese.
    Uno è certamente “lamento”, che però suona anche un pò come “lagna”. Complaint però vuol dire anche Accusa, denuncia, protesta, reclamo, rimostranza e perfino “reato”!
    Vista la qualità dell’aria della nostra città (ne ho parlato anche qui – scusa l’autocitazione :))) – http://guidoromeo.nova100.ilsole24ore.com/2010/01/how-bad-is-my-air.html ) a me vengono in mente più queste ultime traduzioni.
    Ad ogni modo, viva i valituskuoro! E scusa l’intervento di un ciclista urbano intossicato da polveri sottili e monossido…:))

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