Se cado, la gente mi vorrà ancora bene?
E' la domanda che si pone la bellissima Bliss Rampike, pattinatrice su ghiaccio e bambina prodigio della classica famiglia americana, nonché protagonista del libro "Sorella, mio unico amore" di Joyce Carol Oates, ed è la domanda che anch'io mi pongo, spesso, credo anche molti di voi.
Se cado, mi vorrete ancora bene?
Visto che di recensioni ne sono uscite a iosa, mi limito qui di seguito a riportare gli spezzoni del libro che fotografano la follia della perfetta famiglia americana in modo spietato, e adorabile al tempo stesso.
La madre frustrata casalinga che ha rinunciato ad un avvenire di gloria e successi per sposare papi e sfornare pargoli
pagina 58. "Alla State University di Albany mi trovai dei lavoretti part time per pagarmi gli studi, sai, avevo scelto scienze delle comunicazioni e lavoravo alla stazione televisiva Suny di Albany, il mio sogno era diventare la "conduttrice" di un notiziario… poi conobbi tuo padre, a una festa dell'associazione studentesca di Cornell durata un intero fine settimana, la festa più pazzesca mai organizzata" sospirò mamma sorridendo "e il resto è storia. Immagino".
La bambina prodigio che, dopo aver vinto i primi trofei, essersi riempita di pasticche ed aver riscattato lo sfigato destino della madre, inizia a perdere colpi, ed avvertire i primi problemi psicosomatici
pagina 211. La Pattinatrice. Notte, nella stanzetta con il lettino dalla spalliera di raso decorata con minuscole pattinatrici di satin rosa e dorate, Bliss dorme. Non un sonno tranquillo ma agitato, si lamenta e suda, sta sognando di pattinare in un luogo sconosciuto e inospitale, seguita da una luce abbagliante, anche se divia all'improvviso, fende il ghiaccio con i pattini per prendere una direzione imprevista, i riflettori la seguono, balzano avanti, inquietanti e rapaci come una creatura viva. Bliss è accecata. Ha gli occhi inumiditi, mamma l'ha notata ultimamente, anche altri l'hanno notato, gli occhi di Bliss sembrano quasi sempre densi d'umidore, le lacrime stillano e le solcano il viso anche quando non piange. "Bliss cosa c'è che non va?" le chiede mamma in tono implorante ma lei non risponde, Bliss non sa cosa rispondere, si volta e pattina via, chiudendo gli occhi per evitare la luce accecante dei riflettori. Anche se Bliss ha sei anni e non è più una bambina piccola, mamma ha insistito che rimanesse nella stanzetta accanto alla camera da letto di mamma e papà con la porta a muro che può essere chiusa solo da una parte (quella di mamma e papà). Nel sonno Bliss ha l'abitudine di digrignare i denti, respira a fatica dalla bocca come se ansimasse, perché qualcosa non va nel ghiaccio sotto i pattini, la superficie non è liscia ma ruvida e increspata e l'abbagliante luce dei riflettori le ferisce gli occhi. Le hanno infilato una tenuta da pattinaggio attillata come un costume da bagno: è il costumino del cigno bianco tutto paillettes con penne bianche svolazzanti, o il costume da Bolero pieno di lustrini con il corpetto imbottito (giusto un po') e il gonnellino con lo spacco che lascia intravedere le mutandine di pizzo nere? Bliss comincia a sudare nella tenuta troppo attillata fattale indossare da mamma, suda a causa del cerone che mamma le ha applicato sul viso come mastice, o forse sono le lenzuola aggrovigliate, la camicia da notte di flanella attorcigliata tra le gambe. E' la caviglia sinistra che tradirà Bliss. Mamma ha stabilito "Non dobbiamo dirlo a nessuno, le altre madri ne gioirebbero".
Il senso dei concorsi sportivi in tv: in realtà sono concorsi di bellezza
Pagina 220. "Bix, tu non ti intendi affatto di pattinaggio femminile, io sì. Nessuno vuole riconoscere che le gare sono sostanzialmente dei concorsi di bellezza, e invece, basta che guardi la prossima manifestazione trasmessa in tv, con tutti quei primi piani, e ti renderai conto che è così.
Il padre tornato in ufficio di domenica alle prese – al telefono – con l'amante mentre il figlio ascolta
Pagina 337. Skyler sentì una voce maschile, si mosse in quella direzione e si ritrovò in un corridoio in cui non era passato a guardare con occhi sgranati un uomo in un ufficio, che gli dava le spalle, appoggiato all'indietro su una sedia girevole e una mano sul collo, parlava a voce bassa, in tono confidenziale, irritato, al telefono: "…non posso rischiare di andar via di casa… in questo momento… lei è ossessionata da nostra figlia… ne ha fatto una malattia di questo pattinaggio, e di Bliss, non si sa cosa potrebbe fare quella donna se…".
L'uomo era papà! Skyler indietreggiò, il cuore spezzato. "Nostra figlia!". Nemmeno una parola su nostro figlio.
Senso del libro: gli stereotipi funzionano sempre.
Quante storie così ho sentito, quanta paura, in mezzo al triste finto amore famigliare, di cadere, anche solo in depressione.