Porte comunicanti, e tolleranza

Maddalenafragnito-
Quando leggo notizie come questa, o questa, mi viene in mente il lavoro sulle porte di Maddalena. Appena l'ho visto, l'ho interpretato, in un personale delirio, come un pezzo di tolleranza in più, da aggiungere a questo Paese che sempre più le porte le chiude. Poi ho letto quanto ha scritto il curatore, Samuele Menin, e mi sono accorta che non c'entra nulla ciò che io avevo farfugliato tra me e me… Quasi quasi mi dico "meglio". L'arte porta ciascuno di noi in luoghi insospettabili. E' questo il bello?
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Samuele Menin

Dunque volete sapere da quando e perché colleziono porte.
Bella domanda…
E voi perché collezionate opere d´arte?
Lo sapete meglio di me è un bisogno, una necessità. Se il massimo piacere per voi è appendere un quadro ad una parete o vincere un´asta, per me è la scarica di adrenalina lungo la schiena quando rimuovo una porta dai suoi stipiti. Potrei dirvi che ho cominciato a raccoglierle all´ennesima porta chiusa, quando mi sono ritrovato per minuti ad osservare i raffinati disegni creati dalle venature del legno, il dettaglio dello spioncino
ottonato o la scoloritura delle maniglie che il contatto con le mani opacizza, diventandone l´ombra.
Oppure che ogni porta è una scelta che ho fatto, un' occasione presa, un' occasione persa…
O forse un sogno ricorrente, una stanza tanto bianca da dover tenere gli occhi socchiusi. Sulla parete di fronte delle linee, il profilo di una porta, una maniglia che ruoto piano fino ad aprire e una cascata senza fine di porte che mi travolgono e si accumulano.
Sì probabilmente questo è l´inizio di tutto.
   
Il lavoro di Maddalena Fragnito De Giorgio parte dal prodotto più semplice della nostra mente, l´idea, che per lei diviene tanto più efficace quanto più sintetica e chiara nel messaggio che vuole comunicare. Per questo alla base di tutte le sue opere c´è il disegno: niente di complesso, ma semplici linee che condensano il suo pensiero in un  attimo.
Ricerca e semplicità che ritornano anche nella più recente esperienza delle installazioni: due ventilatori contrapposti mantengono sospeso in aria un foglio di carta posto fra di loro, o un palloncino gonfiato ad elio sradica una strada. Immagini di leggerezza che raccontano una gravità delle cose.

  • Paola Liberace |

    OT: Non so se capitato anche a te, ma mi è venuto in mente in questi giorni post-terremoto che mi sarebbe piaciuto raccontare della scuola di formazione TILS dell’Aquila, dei nostri giorni lì, delle stanze piccole e discrete ora adibite – mi dicono – a rifugio per gli sfollati; raccontare del ristorante che era meta obbligata delle peregrinazioni serali dei “formandi”, raccontare della passeggiata rituale per L’Aquila notturna e non ancora distrutta. Mi piacerebbe farlo a quattro mani con te.
    Un abbraccio
    p.

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