Piacere, che mano!

Una cosa che avevo scritto cinque anni fa, mentre lavoravo alla Telecom ed ero a Mosca in vacanza… Ora che la rileggo mi sembra stupida.. Ma perché non pubblicarla sul blog?

Nelle librerie russe è in bella vista, da circa un mese, un libro fotografico dedicato a Putin e ai suoi successi in campo politico internazionale. Le immagini più belle sono proprio quelle dedicate agli incontri ai vertici con i capi di stato europei, e un capitolo a parte è preso dallo “storico” meeting a Pratica di Mare. Unico comun denominatore della pubblicazione sono i primi piani sulle centinaia di strette di mano che il premier russo ha “speso” in questi anni di governo. Presa forte, viso sorridente, stretta poderosa. Non esattamente quello che accade  a chi, normalmente, per piacere o per dovere, si cimenta con presentazioni quotidiane per incontri di lavoro.

Spesso non è solo in sorriso a mancare negli interlocutori di “tutti i giorni”, ma anche uno sguardo attento e direzionato proprio verso la persona che si sta conoscendo per la prima volta. E allora la mano, senza il giusto accompagnamento dell’occhio, diventa uno strumento asettico, un arto senza volontà, un veicolo di disconoscenza, più che di conoscenza.

Piacere, Marco Pidocchi. E si percepisce la voce della terza persona che vi ha presentato, oppure quella del vostro interlocutore. Ma non il calore della persona.

La maggior parte degli uomini (e anche delle donne), quando vi stringono la mano, allora, dove stanno guardando? In gran parte dei casi (abbiamo un test group di un migliaio di malcapitati) stanno osservando proprio i vostri piedi. Puntano verso il basso, come se in parte stessero cercando l’equilibrio, e in parte studiando le vostre scarpe. Forse per mettervi in imbarazzo (avete indossato i calzini giusti oggi?, le scarpe hanno preso una tonnellata di pioggia e non sono pulite?), e forse per studiare l’ampiezza della vostra “fetta” di adesione al reale – chiaro sintomo di pragmatismo: più è lungo il piede, più siete persone con i “piedi per terra”, appunto.

Altri ancora, invece, si dilettano nello strano esercizio di guardare appena a destra, o a sinistra, ma mai al centro del vostro viso. Stanno studiando le vostre orecchie? Gli orecchini non sono intonati con la camicia? Avete del materiale radioattivo che non avete rimosso con i cottonfioc? O semplicemente una malformazione che farebbe impallidire un otorino? Qui gli sfortunati sono proprio i detentori di un bene ormai raro: le orecchie a sventola. I vecchi complessi che avevano da ragazzi rischiano per un attimo di tornare a galla: nonostante siate diventati personaggi importanti e abbiate un completo da 2mila euro addosso, il complesso dell’orecchio incipiente prenderà il sopravvento. Ma soltanto per quei due secondi che vi permetteranno poi di ricostruire tutte le vostre sovrastrutture mentali. Quei bei preconcetti, insomma, che vi hanno dato sicurezza in tutti questi anni: è vero, all’Università ero un “cesso”; ma poi mi sono laureato, ho fatto tre master, ho fatto carriera, tutti mi guardano con rispetto. Mi sono pure sposato la figlia del capo. “Se mamma non mi ha fatto bello, tutto ha potuto il mio potere.” E il malcapitato “sventolone” si rimetterà subito a posto la coscienza. E ricaccerà il complesso.

La terza ma non meno rara casistica, purtroppo o per fortuna, coinvolge soltanto il gentil sesso. “Piacere, Marco Pidocchi”: e intanto lo sguardo passa appena sotto la scollatura (anche se la scollatura non esiste, fa lo stesso). Per un attimo, anche qui, perché il signor Pidocchi ha senso del pudore. Ma quel fuggitivo momento è sufficiente per far piombare una donna in una subitanea crisi isterica. Chi si è sempre considerata una minorata ricade nella paranoia “Ma cavoli, anche il push up ha fatto cilecca”, e chi invece, per sua fortuna, ha ricevuto doni generosi da madre natura si ripete la teoria vecchia come il mondo “ma cavoli, gli uomini sono tutti uguali”. Le più sfortunate, manco a dirlo, sono però proprio le normali (quelle più o meno in ambito terza misura): “che cosa c’hanno oggi che non va?” si ripetono cercando di dissimulare imbarazzo. In questa fattispecie, naturalmente, non prendiamo in considerazione le “rifatte”, forse le uniche soddisfatte per il ritorno dell’investimento.

Tirando le somme, quindi, che lezione potete imparare dal signor Pidocchi mentre osserva i vostri piedi, le orecchie o la scollatura?. Probabilmente vorrebbe attuare con voi un patto di non trasparenza. Ciò non significa che vi nasconda qualcosa: semplicemente non vuole incontrarvi davvero, e non può, non vuole o non ha la forza di un dialogo alla pari con voi.

Può essere che il personaggio in questione sia alquanto insicuro, e forse non potrete fare un grande affidamento su di lui, né come partner né come collaboratore. Se sarà il vostro futuro capo, poi, potrebbe essere vera tragedia.