Oddio, ho visto Gomorra

Ieri mattina, all’ora di pranzo, proiezione all’Anteo del film Gomorra di Garrone – oggi in copertina del Magazine del Corriere c’è Roberto Saviano che, come dice la mitica Annalena Benini de Il Foglio, è ormai l’icona di se stesso (suo malgrado, certo)-. 

Oddio, esco dal cinema e penso: si può dire che non mi è piaciuto? Ci ho rimuginato tutto il pomeriggio, e non trovo altre parole per esprimere una semplice constatazione personale, che vale quel che vale, certo, ma che è il libero pensiero di un’appassionata spettatrice di cinema.

Gomorra non assomiglia ad un film. Gomorra è, più che altro, un grande reportage all’interno della Secondigliano e della Napoli di Saviano. Poco intermediata dalla cinematografia (così come non lo è stata dalla letteratura, così documentata, e giornalistica anche, nel libro) la pellicola appare in tutta la sua violenta crudezza. Ovviamente, scelta stilistica del grande Garrone questa verosimiglianza alla realtà. Che ti fa così male, sin da subito, e che ti immerge nei fatti di cronaca di tutti i giorni che non ti vengono – quasi – mai raccontati.

Se la vita è Gomorra, sarebbe l’Inferno. E visto che Gomorra esiste, ogni giorno, possiamo ben dire che l’Inferno è a due passi da noi tutti. Ciononostante, seppur comprendendo la brutalità agghiacciante delle sparatorie e dei brutti luoghi del film, a me Gomorra non è piaciuto. Credo sia troppo pesante.

Certo meglio così, in un film verità, piuttosto che un Tarantino che rende tutto fumetto, e quindi irreale. Però mi chiedo, da ieri pomeriggio a stamane: ce la farà Gomorra a farsi vedere da tutti coloro che dovrebbero? O sdegnosamente, rifiuta il pubblico che non è all’altezza di due ore – lente – da incubo?

  • Piero Trupia |

    Poche storie. Il fondamento dell’ispirazione è la realtà. Nuda e cruda. Lo stile rende la realtà “clara”, assoluta, imperativa. Lo sapeva Dante, un realista, lo testimoniano le flagellazioni, salite al Calvario, crocifissioni della storia dell’arte. Leopardi nel 1836 da Villa Ferrigni tra Torre del Greco e Torre Annunziata: “Qui su l’arida schiena/del formidabil monte/sterminator Vesevo/la qual null’altro allegra arbor né fiore…” Desolazione morte, presente, annunciata. E tuttavia Ginestra, la protagonista, “Il tuo capo innocente:/ma non piegato insino allora indarno/codardamente supplicando innanzi/al futuro oppressor…” Saviano, Garrone sono Ginestra. “Tuoi cespi solitari intorno spargi/odorata ginestra,/contenta dei deserti.” Non lasciamoli nel deserto con i nostri distinguo estetizzanti e non cadiamo nella trappola del cazzeggio fogliesco. Posso testimoniare: qundo mise mano a Gomorra, Saviano non pensava al successo.

  • Andrea |

    Mi devo essere spiegato male, perché non intendevo proprio dire che sei una fan di Saviano. Intendevo dire che -siccome Saviano è “l’icona di sé stesso” (come dice la Benini), imprigionato in un ruolo come dico io- saprà che quest’immagine comporta delle aspettative e saprà che i suoi fan e i critici letterari si aspetteranno dei romanzi all’altezza di Gomorra, e quindi per lui non dev’essere facile reggere il gioco.

  • Cristina Tagliabue |

    Ciao Andrea. Grazie per il commento. Solo una precisazione. Ho conosciuto personalmente Saviano, e lo stimo. Ma non sono una fan, sono una giornalista.

  • Andrea |

    Ciao Cristina,
    l’attesa di vedere gomorra mi brucia. Qui in Francia bisognerà aspettare agosto per vederlo, mentre chi è fortunello e se ne va a Cannes se lo beccherà nei prossimi giorni.
    Quello che dici, ovvero che sia un cinema “reale”, poco film e più reportage, è per via della trasposizione “pari-pari” del libro: un romanzo-reportage, o un reportage letteralizzato. Insomma, i confini sono molto labili, e il miscuglio affascina. Cosa sarebbe successo se Garrone non avesse fatto così, quali critiche avrebbe avuto?
    Molte, penso.
    E purtroppo sì, Saviano è ormai costretto a recitare un ruolo (un po’ come Travaglio, per restare attuali). Alla sua età, con un esordio così, non può concedersi delle “derapate” e deludere le aspettative socio-culturali.
    Neanche quest’aspetto della sua vita dev’essere facile. Ci mancavano anche i fan e i critici a complicargli la vita.

  Post Precedente
Post Successivo