Chiedo scusa ai lettori se parliamo di noi. Ma episodi come quello accaduto ieri al nostro giornalista Nino Amadore non possono essere taciuti.
Ecco l’incipit di un commento a pagina 12 de Il Sole 24 Ore di oggi, scritto in prima persona dal direttore, Ferruccio de Bortoli. Veniamo così a sapere, senza gli strilli di cui siamo abituati da media diversi, che un giornalista della testata di Confindustria, Nino Amadore (autore di La zona grigia, professionisti al servizio della Mafia, La Zisa Editore) ha trovato la sua auto seriamente danneggiata.
E con ancor più garbo, sul finale dell’articolo, leggiamo che un gesto di pesante intimidazione, nelle scorse settimane, è stato rivolto al direttore stesso, che ha ricevuto una busta con due proiettili.
Conteneva – scrive de Bortoli – una serie di considerazioni, chiamiamole così, che sull’inchiesta condotta da Roberto Galullo, un valido inviato che da mesi scrive sull’attività e sui legami economici della ‘ndrangheta calabrese. Inutile dire che Galullo e Il Sole 24 Ore, come sopra, continueranno a fare la loro piccola parte.
Ecco, in sintesi, quello che io chiamo giornalismo. A chi legge il giudizio non solo sulla notizia, di per sé sconcertante, ma sul come è stata raccontata.