O quanto meno, alle e-mail che vogliono sembrare spontaneistiche quando invece sono indirizzate con dovizia e attenzione a un gruppo di giornalisti ben selezionato.
Oggi mi è arrivata la mail del fan club di Sergio Mancinelli, titolare di un programma su Radio Capital, fino al mese scorso – Zona Protetta – . Finché il nuovo direttore Linus non ha scelto di rinnovare il palinsesto, e di cancellare il programma. La mail, dunque, è firmata da un fan club. Ma alla fine della mail c’è un numero di cellulare. Sarà quello di Mancinelli? Non ho provato a chiamare, ma se volete posso anche farlo. Nell’intestazione del messaggio, poi, non era il fan club a risultare. Era proprio Sergio Mancinelli, che ha fatto, a quanto pare dal sito, del suo programma un marchio di fabbrica.
Io non conosco questo signore, e quindi lungi da me giudicare se Linus abbia fatto bene o male a togliere il programma che andava in onda da anni. Mi spiace però dell’atteggiamento. Dopo tutto, un direttore editoriale può poter cambiare delle cose in un palinsesto. Se non potesse farlo, al contrario, sarebbe un problema.
Noi giornalisti lo conosciamo il gioco. Soprattutto se siamo free-lance non possiamo comportarci da sindacalisti. I direttori o caporedattori ci chiamano quando hanno bisogno di noi. Quando facciamo gioco di squadra. Quando c’è da rimboccarsi le maniche senza fare troppo le prime donne. Se facciamo cose che non piacciono, possono tranquillamente valutare il nostro operato, e scegliere di non avvalersi più di noi. Se andiamo bene, si consolida il legame di fiducia, e si continua insieme.
La nostra forza deve essere quella di non credere di essere indispensabili a nessuno, ma utili, invece, al maggior numero di persone possibile (giuro non è solo una bella frase da manuale!!)
I media sono un luogo importante di scambio culturale, ma anche un luogo in cui facilmente ci si costruisce orticelli indistruttibili e piccoli centri di potere. Io sono per la trasparenza, e per la professionalità. Ho un caro amico che, cambiato il padrone della radio che dirigeva – sì era direttore editoriale di una radio – se n’è andato di buon grado, senza colpo ferire. E’ normale. Succede. E’ il gioco delle parti. Ma se Mancinelli ha da ribattere, io sono qui per ascoltare. E’ il mio mestiere (almeno, per ora!)