21 luglio. Ieri. Silenzio. Un anno fa, una strada, un uomo che cade inspiegabilmente da un ponte. Una storia che non si è ancora risolta, come raccontano i famigliari nell’annuncio su Repubblica, e che trovate sul blog di Nòva100. Non volevo scrivere una parola, sulla morte di Adamo Bove. Non l’ho fatto, mai, al livello giornalistico, se non per ricordarne brevemente l’assenza. Ci sono troppe cose che ho visto, sentito, scoperto per riuscire ad avere un occhio imparziale sulla vicenda. E poi faceva ancora troppo male, non tanto a me, quando alla famiglia, ai parenti, alle vittime indirette di questa orribile vicenda.
Purtroppo, dopo un anno, il male non cenna a diminuire di intensità. Spero che la verità verrà a galla, spero che il mio, il nostro Paese possa rispondere positivamente ai quesiti che in tanti, ormai, abbiamo accumulato. Io continuo a sperare, anche se potrei elencare una lista sterminata di eventi che non hanno avuto, dopo decenni, la benché minima risposta. Intanto, riporto un messaggio firmato SEC TI (Sicurezza Telecom Italia) che mi è arrivato ieri, sul cellulare, da un’amica – nonché excollega – dell’azienda.
"Un pensiero e una preghiera per colui che da un anno non è più con noi! Un SMS perché non si dimentichi. Fatelo girare. Grazie".
PS: Alla Telecom gli sms sono linguaggio e media universale. Peraltro, loro mestiere…