Call center senza numeri…

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All’Atesia di Roma, l’ispettorato ha messo la prima pietra per far assumere 3200 precari a tempo indeterminato. Peccato che giornali e tv non dicano che l’ispezione c’è stata grazie al collettivo dei precari. Gli stessi che hanno collaborato con Ascanio Celestini, per il suo spettacolo sui call center… Un gran lavoro, è il caso di dirlo…

PS: l’immagine, invece, è “lo scatto” delle parole di Piero Terracina su Auschwitz, che sono state registrate e riproposte a Roma, lo scorso aprile, all’inaugurazione del Festival Fotografia.

  • Cristina |

    beh, per rispondere a questa e alle altre domande che hai fatto ci vorrebbe un libro, o un’intera giornata, insomma… difficile così

    però un paio di cose le vorrei dire. Sì le grandi aziende italiane diventano delle finanziarie. ma solo le grandi… E in ogni caso, i soldi ci sono… Fatti sbagliati, magari, ma ci sono… Della creatività hanno e avranno sempre più bisogno, anche se non ci investono, forse, anche se non ci credono, anche se la prendono sottogamba..

    direi quindi:

    ideazione/creatività in italia

    produzione dove e come volete

    pubblicità/mkt in italia

    distribuzione in italia

    customer care?

  • Davide |

    Davvero dici che le grandi aziende (italiane) i soldi ce li hanno?

    Il tema diventa complesso perché a me pare che le grandi aziende abbiano grandi debiti e che stiano diventando sempre più società “finanziarie” quando non puramente “commerciali”. Intendo dire che curano molto i bilanci e guai a scontentare gli investitori, e questo va sempre a discapito di investimenti in ricerca e sviluppo. Toglie ossigeno a quelle attività creative o di ricerca che non hanno un ritorno economico certo e misurabile: diciamo rischiose dal punto di vista del payback.

    Poi il discorso della creatività degli italiani, mmmh, è un po’ stretto. Ancora una volta se parliamo di creatività/ricerca/sviluppo dove sono i legami tra industria e università? Come mai molti laureati in A lavorano nel settore Z?

    E cosa dire dei vari reparti delle multinazionali estere?

    Sviluppo/Engineering (difficilmente viene coinvolta la creatività italiana, anzi anche certe aziende italiane cominciano a far disegnare/progettare fuori)

    Produzione (non in italia),

    Distribuzione (ok),

    Pubblicità/Mktg (ok, localizziamo)

    Post sales/gestione (qui parliamo anche di call center e qui le multinazionali hanno bisogno delle figure cosiddette customer facing e se le cercano on site, finchè ancora una volta non decidono di tagliare le spese/aumentare i margini ecc ecc).

    C’è davvero tutto sto interesse per la creatività?

  • Cristina |

    Ciao Cristina, benvenuta

    Finalmente un’altra cristina blogger, perché ora non ce ne sono molte, mi sembra… E poi bello il blog sulla Sicilia e sui suoi simboli. Molto interessante davvero, mi riprometto di leggere con calma, anche perché questo centro studi sulla regione mi sembra una realtà da tenere sott’occhio… Questione unica: non vedo come scrivere all’interno del tuo blog Cristina.. C’è un modo?

    Questione call center dopo il commento di Davide. In effetti, già oggi ci sono delle aziende che lavorano con l’India, e si trovano benissimo. Ma lo sdoganamento della forza lavoro ad “est”, lo sappiamo, non riguarda solo i chi risponde al telefono. Conosco aziende che fanno lavorare centinaia grafici in India (bravissimi, tra l’altro) oppure fumettisti ed esperti di film in 3D in Cina. Lasciamo perdere il tessile, poi, ed altri settori già pienamente in subappalto…

    Cosa dobbiamo fare? Credo in generale, come forza lavoro italiana, dedicarci allo sviluppo di professionalità più “creative” (scusate la banalità – voluta -) che “esecutive”. Perché l’esecuzione tayloristica, non avendo valore aggiunto, è inevitabile che si sposti verso regioni “low cost”.

    E tuttavia, però, il lavoro del call center è un lavoro anche creativo, perché è personale. La persona è il valore più importante del call center. E il contatto con la persona è la chiave centrale non solo del mestiere di chi sta in cornetta, ma di tutte le aziende italiane che vogliano creare un Crm (Customer Relationship Management) come si deve. Secondo me, a chi vuole far sul serio non converrà lavorare con l’estero… Converrà pagare di più. Che tanto i soldi, le grandi aziende, ce li hanno…

    No?

  • cristina |

    Ciao,sono novella nel campo blog,arrivata per caso

    un saluto se vuoi passare da me…….

  • Davide |

    “scomparsa dalla faccia della terra” direi di no, non vanno infatti dimenticati i decentramenti in Cina/India o anche semplicemente Irlanda, dove leggi e costo del lavoro agevolano imprenditori e multinazionali a spostare attività aziendali quali backoffice, fault help desk, call center, ecc.

    la domanda bruciante di Marco è: meglio sottostare a leggi/compensi “cindiani” o… saltare dalla finestra?

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