Dopo i giovani registi italiani, che hanno creato la Ring per denunciare “lo stato di crisi” del cinema, il 1 marzo a Sanremo anche la PMI (l’Associazione Produttori Musicali Indipendenti) ha scritto un comunicato in cui invita le Istituzioni (cosa sono, esattamente, le Istituzioni?) a:
· Introdurre quote obbligatorie di Musica di Produzione Italiana nella programmazione Radio-Televisiva;
· Sostenere lo sviluppo della distribuzione digitale della musica italiana e la digitalizzazione dei repertori attraverso detrazioni fiscali ed altri incentivi per chi investe in nuove tecnologie;
· Sostenere con un apposito Dipartimento Governativo la Promozione della Musica Italiana nel Mondo;
· Riconoscere alla Produzione Italiana lo stesso Statuto di Impresa Culturale giustamente riconosciuto al Cinema e all?Editoria;
· Introdurre la Musica di Produzione Italiana (ed Europea) nei Programmi di Incentivazione e Sostegno della Unione Europea
Un’osservazione: credo che la musica meriti uguale attenzione del cinema. Al contrario del mondo della pellicola, però, la discografia non ha mai avuto incentivi statali/governativi di sorta. Quindi credo sia necessario un ragionamento più “globale” sul tema artistico da parte di Governo, Programmi di Governo, Coalizioni di Governo, Ministero della Cultura, Sottosegretariati e società varie (decine) collegate al ministero della Cultura. Che metta sotto un unico cappello la “questione artistica”: arte, cinema, musica, letteratura (perché no?).
Nel Programma di Governo dell’Unione, come ho scritto settimana scorsa, c’è ben poco di tutto ciò. Ma c’è una buona dichiarazione d’intenti. Aspettiamo di approfondire i famosi “dieci punti” del programma del Polo delle Libertà.
E poi: siamo sicuri che il mercato artistico, per risollevarsi, abbia bisogno “soltanto” di azioni di Governo?
Buona giornata…