Oltrenero, fascisti del nuovo millennio

“Ci siamo comportanti con i fascisti – parlo soprattutto di quelli giovani – razzisticamente: abbiamo cioè frettolosamente e spietatamente voluto credere che essi fossero predestinati a essere fascisti, e di fronte a questa decisione del loro destino non ci fosse niente da fare… Ma nessuno di noi ha mai parlato con loro. Li abbiamo subito accettati come rappresentanti inevitabili del Male”.

Una delle tre frasi che introducono “Oltrenero” è questa. Uno stralcio del 1974 di Pier Paolo Pasolini: un buon modo per entrare in contatto con la forza narrativa, sia fotografica sia delle parole, del libro in cui Alessandro Cosmelli ha fotografato ciò che Marco Mathieu ha così ben raccontato. O viceversa. Fatto sta che i due hanno finalmente aperto “quella porta” che è difficile da scardinare. Perché non è di moda, perché non sta bene, perché è meglio non sapere che esiste un centro sociale dal nome “Casa Pound Italia” che è organizzato, a quanto racconta Mathieu, come fosse un centro sociale di sinistra. In cui un palazzo bellissimo, proprio in quella Piazza Vittorio multietnica ed aperta alla diversità, ospita una comunità di ragazzi di ultradestra che sono a favore del mutuo sociale – un concetto che somiglia molto al tema della casa per tutti, o della comune – che chiede il part-time per le madri lavoratrici, che organizzano concerti per un gruppo, gli Zero Zero Alfa o anche gli Spqr, per raccogliere fondi, per “la causa”.

Un mondo, quello dei ragazzi di ultradestra, fatto di tatuaggi, di tinte forti come quelle stampate sul libro edito da Contrasto Editore (Collana Logos, 22 Euro) in cui Simone, trentadue anni, della Garbatella, dal Fronte della Gioventù dove ha conosciuto il ministro Giorgia Meloni (molto stimata da tutti questi ragazzi, che nel libro ne parlano con grande rispetto)  al locale Cutty Sark fino a Casa Pound, appunto. Esperienza di occupazione iniziata il 26 dicembre 2003 e che nessuno si sarebbe aspettato durasse “perché il posto è troppo bello, la vista su tutta Roma. Ci cacceranno subito”. E invece, cinque anni dopo, ci sono ancora, i ragazzi di casa Pound. Mathieu bussa alla loro porta. Diverso, perché giornalista di Repubblica, e tuttavia accettato. Mathieu riesce a stabilire un contatto verbale. Cosmelli li fotografa molto da vicino. Le braccia inneggianti il Duce, i vestiti militareschi, le maschere, le partite di calcio, le università d’estate, le adunate serali, le marce fatte in fila ordinata, gli Ultras romanisti, le ragazze, le mogli, le madri, con questi volti sempre così seri, sempre così sofferenti, nonostante tutto. Ma che mondo è questo, “Oltrenero”, viene da domandarsi, a maggior ragione, dopo aver letto il libro. Dentro il nero c’è una comunità, un modo di vivere e condividere. Questo fa male, forse. Capire che “perché vedi, per noi Mussolini è ancora un riferimento, un esempio. Noi oggi siamo la prova dell’attualità di quel periodo storico e politico” dice uno dei sei membri del direttivo di Casa Pound. Fa male.