Una volta le chiamavano contaminazioni. Era un modo per spiegare l’innesto di linguaggi e mondi che invece che ingoiarsi, si completano in un matrimonio imperfetto. Una compenetrazione di saperi che normalmente si sfiorano ma non si toccano mai, veramente, perché troppo diversi, perché troppo altri, perché troppo altro.
Un po’, anche, perché ciascuno, nel proprio piccolo, è convinto di essere “un po’ di più”, un po’ meglio, se non un po’ superiore. Perché diciamolo, anche nei mondi creativi, soprattutto nei mondi intellettuali c’è una supponenza – anche – difficile da sradicare.
Poi – però – ci sono persone e progetti che hanno bisogno di conoscere, crescere e avventurarsi, che hanno necessità di nutrirsi del diverso per diventare migliori, o per comprendere meglio, attraverso linguaggi sconosciuti, il cammino che si sta intraprendendo.
E’ il caso del giornale che ho fondato, La Svolta, e del programma tv La Fabbrica del Mondo, come è il caso di Marco Paolini e Michela Signori, autori del progetto, e intellettuali, che hanno scelto La Svolta per questa nuova tappa del loro percorso. Siamo nel 2022 e sarebbe assurdo pensarsi soli nella propria ecochamber di sicurezza quando il mondo non ragiona quasi più distinguendo informazione e intrattenimento, e dove il teatro – in certi momenti – ha fatto più informazione dei quotidiani. Marco Paolini ne è testimone avendo fatto più approfondimento di intere testate giornalistiche.
Forse il teatro, la tv quella fatta bene, il giornalismo e la ricerca possono creare qualcosa di unico e nuovo, insieme?
Mi è capitato di insegnare giornalismo nelle periferie di Milano, in un corso organizzato con alcune onlus per i ragazzi tra i 14 e i 16 anni: è stato in quel momento che ho scoperto che per loro non c’è differenza tra la parola informazione e comunicazione. Per loro c’era semplicemente Youtube, e chi parlava su Youtube. Credo sia ancora così, la situazione. A cui si è aggiunto qualche social. Ovviamente sono rimasta molto stupita, e, cercando di renderli partecipi del processo di selezione delle fonti giornalistiche – perché non è vero che oggi tutti sono autori e le fonti sono tutte uguali – ho capito che la cosa importante è che riconoscessero chi fa ricerca seria di contenuti, e chi no.
E tuttavia, dare loro questi strumenti è piuttosto complesso. Si può solo comunicare un cammino, e seminare. E seminare, e seminare.
Una comunità piuttosto giovane ha adottato La Svolta, un giornale nato online e che per la prima volta incontra le persone fisicamente, insieme ai suoi giornalisti, intellettuali e creativi. La Fabbrica del Mondo incontra sempre tante persone, ogni giorno. E’ un progetto senza fine di conoscenza che prevede un dialogo anche fuori dallo schermo, che per la prima volta entra a far parte del progetto editoriale di un giornale.
E’ un po’ per questo che ho riesumato la parola contaminazione. Un mio amico scrittore direbbe che è una brutta parola. Potremmo parlare di commistione. Di unione. Sì.
Ci siamo uniti non intorno a chi siamo, ma intorno alle domande che abbiamo, di cui è puntellato il nostro giornale. Abbiamo poi scoperto che le fonti che riteniamo autorevoli sono un po’ le stesse. E in questo percorso, dialogo, abbiamo capito che ci piacciono un po’ le stesse persone..
Siamo tutti dentro lo stesso circo. Il 25 settembre è vicino e non sapremo a che gioco dovremo o potremo giocare. Abbiamo tutti un po’ paura, abbiamo tutti delle attese. Cominciamo, durante gli incontri, a parlare di futuro perché – come l’ambiente – è questa parola che ci attraversa la testa in modo puntuale e pungente. E che riusciremo a controllare solo attraverso gli incontri e il dialogo con altre persone.
Se vi va e vi piace, trovate qui tutte le informazioni per partecipare. E se non potete, è sempre possibile seguire il programma sulla home page de La Svolta, dalle 18 del 1 settembre in poi.