Chi sono loro, chi siamo noi

Il nuovo film di Sorrentino – la prima metà – è introdotto da una figura retorica nuova. Questa figura retorica, che chiameremo “pecorella smarrita” ci avverte sin dal principio “lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”. In questo Inferno, o in questo Paradiso, fate voi, perché ci vuole coraggio e un certo pelo sullo stomaco per riuscirci a stare, in questo casino. E infatti, la pecorella smarrita, schiatta.

Siamo a Villa Certosa, in Sardegna. Fuori fa caldo, dentro casa fa freddo, si muore di freddo, e poi si è costretti a rivedere con instancabile monotonia sempre lo stesso spezzone televisivo, in cui Mike Buongiorno prima sfida due concorrenti al gioco – e l’immancabile valletta – e poi comincia una telepromozione. Ci credi che la pecorella muore. E un po’ ci rimani anche tu, all’inizio del film, perché Sorrentino non ha semplicemente immaginato, ma pare abbia riprodotto quasi fedelmente gli spazi esterni e interni della mitica residenza berlusconiana. Anche la camera da letto di Veronica, con la vista migliore, è quella. Studiare gli spazi degli uomini per studiare i loro movimenti, e i loro pensieri.

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E comunque, questa storia di Loro. Loro sono gli animali che ce l’hanno fatta. Quelli che comandano il circo. Noi siamo gli animali che girano intorno a loro, i mediocri, quelli che vorrebbero essere come loro. Non le ragazze di Berlusconi ma quelle che vorrebbero essere le ragazze di Berlusconi. Non gli amici fidati di Berlusconi, ma quelli che vorrebbero stare alla sua corte. Oppure, che vorrebbero sostituirlo, come il ministro delle poesie (il fu Biondi) che trama alle sue spalle e viene scoperto.

Animali che usano donne per fare carriera ed entrare nelle grazie del Dottore, e animali in giro per Roma, in generale, in senso figurato e anche no. Un rinoceronte, scappato dallo zoo. Un topo, che fa deragliare il camion della monnezza proprio sul viale dei Fori Imperiali di Roma, fino a cascare sulle rovine di una Roma già deturpata fino al midollo. Peggio sul peggio sul peggio. Che schifo.

Sorrentino è un genio, e il suo genio prova a raccontare Silvio Berlusconi attraverso il suo entourage peggiore, e anche il migliore. Il peggiore è appunto Tarantini, e le ragazze, un un’orgia di pastiglie, cocaina e altre sostanze chimiche o plastiche con una bravissima Kasia che interpreta forse Minetti forse Began.

Il meglio è Veronica, che Silvio, in questa parte di film, sta provando a riconquistare. Veronica che legge Saramago. Che crea sculture. Che ama il silenzio. Che rifiuta diamanti. Ma che per ora non se ne va. Sta. Aspetta un ritorno di fiamma, chiede romanticherie, e le ottiene, perché Silvio ne esce proprio bene. E’ un uomo truccato, questo sì, però è – come cita il sottotitolo del film – tutto vero, tutto falso, quindi tutto vero.

Silvio è tutto, intero, simpatico, gentile, intelligente, e ricorda tutto di tutti. Certo preferirebbe stare con le giovani ragazze di Tarantini, però invece non ci sta. Sta con Veronica, e chiama al posto del povero Apicella – che pure si sente defraudato del trono di sommo cantore – Fabio Concato in persona, a cantare “Domenica Bestiale”. La canzone del primo bacio tra i due. Ormai, due animali quasi da imbalsamare, in soggiorno, insieme alla tv, vecchia, di una volta. Due animali, però – Loro – che hanno fatto girare, e ancora fanno, girare l’Italia in un certo loro modo.