Questi spagnoli Ska-p

Skap

Gli Ska-P – queste facce da cattivoni – si formano a Vallecas, un quartiere operaio nella periferia di Madrid, caratterizzato da una lunga tradizione di lotta contro la dittatura franchista. Il debutto è segnato dalla mancanza di fondi e di possibilità, ma gli Ska-P, almeno inizialmente, non si cercano una casa discografica che li produca, ma preferiscono autoprodursi.

La formazione madrilena comincia ad esibirsi nei piccoli locali di Vallecas e una piccola compagnia indipendente li aiuta a diffondere il loro primo disco. Nati e vissuti nei quartieri operai di Madrid, nell’amata Vallecas, spesso nominata anche nelle canzoni insieme alla squadra del Barrio stesso, il Rayo Vallecano, gli Ska-P sono figli della classe operaia e da quest’ultima hanno ricevuto gli ideali che vengono sostenuti con forza nella maggior parte delle loro canzoni, nelle quali sono temi comuni i diritti umani, l’antifascismo (Paramilitar, A la mierda), la legalizzazione della marijuana (Cannabis, Mis colegas), l’anticlericalismo (La mosca cojonera, Sexo y religiòn), l’abolizione della corrida (Vergüenza), la vivisezione (Animales de laboratorio) e antisionismo e la causa del popolo palestinese (Intifada).

Si oppongono alla maggior parte delle visioni tradizionali e conformiste della loro società, e lo fanno tramite un attacco diretto al potere che passa per la vivace musica ska. D’altro canto gli Ska-P sono stati accusati di ipocrisia poiché si dichiarano no-global nonostante siano legati contrattualmente con la BMG, una discussa multinazionale.

Nel 2005 gli Ska-P hanno annunciato la fine della loro produzione discografica: il loro scioglimento, o meglio "pausa", è stato però preceduto da un ultimo tour per l’Europa e il Sud-America. Proseguono però i progetti paralleli di altri membri del gruppo, cioè di Pipi e Joxemi: Pipi suona nel gruppo spagnolo dei The Locos mentre Joxemi sta proseguendo un progetto con i No Relax, band ska-core italo-spagnola.

Recentemente, Pulpul ha parlato di una rimasterizzazione del primo disco con nuovi contenuti speciali, in probabile uscita nel 2007-2008 ma la notizia finora più importante è arrivata il 12 ottobre del 2007, esattamente 2 anni dopo l’ultimo concerto degli Ska-P in Argentina. Pulpul ha rilasciato un comunicato sul sito ufficiale del gruppo, nel quale comunica ai fan che ha preso contatti con tutti i suoi compagni, e annuncia che a partire dal mese di gennaio 2008 ricominceranno le prime prove musicali per i nuovi Ska-P, il cui ritorno o meno sulla scena ska-punk spagnola ed europea verrà comunicato sempre all’inizio dell’anno, insieme alla nuova eventuale composizione del gruppo.

Ed eccoci ai giorni nostri: il 07 ottobre del 2008, dicevamo, esce Lágrimas y Gozos. Un ritorno per Ska-p, un’attesa carica di energia e con la stessa inquietudine di sempre perché, come dichiara il gruppo “…comincia una nuova tappa, siamo un po’ più vecchi ma siamo sicuri di avere una gran voglia di tornare sui palchi a suonare. Continueremo come prima, daremo fastidio al “sistema”, ai potenti, a chi maltratta e uccide. Appoggiamo gli sfavoriti, le vittime di questo imperfetto sistema globale…”. Crimen Sollicitationis, primo singolo dell’album, è il miglior segnale concreto che SKA-P non hanno per nulla modificato la loro attitudine!

Per chi li vuol vedere, Palalottomatica di Roma  Sabato 21 Marzo 2009… L’anno prossimo.

  • Enrico Neiretti |

    Beh, quanto all’incoerenza credo di non poterla rimproverare a nessuno; a volte sono persino in disaccordo con me stesso…
    Sul gruppo musicale non ho nulla da dire. Non lo conosco, e certo in fatto di musica sono piuttosto conformista e non mi spingo mai troppo in là nelle esplorazioni dei generi. Ma questo penso importi poco.
    La riflessione nata sullo spunto della lettura del pezzo sugli “ska-p” è di natura, diciamo così, socio-politica; vediamo se riesco ad essere non troppo maldestro nel tentativo di spiegarla.
    E’ evidente che in questo sventurato paese in cui viviamo, è in atto una purtroppo efficace campagna pseudoculturale tesa a rivalutare e a riaffermare, oltre alla sciagurata esperienza del fascismo come regime, una visione gretta, bigotta, conformista, banalmente stereotipata della società.
    E allora, le campagne ministeriali contro la pubblica istruzione, contro il pubblico impiego, contro il sindacato e -purtroppo- etc…, si saldano con il senso comune infarcito di pregiudizio della cosiddetta gente comune.
    Quale migliore aiuto per legittimare definitivamente questa operazione, di unire idealmente la lotta per mantenere alti i valori dell’antifascismo, del senso dello stato e del bene comune, dei diritti civili, con l’antagonismo ribellista, sgangheratamente terzomondista di certi ambienti?
    Forse la mia è una lettura un po’ stiracchiata, un po’ forzata, ma penso che esprima una preoccupazione legittima. Conosco sin troppo bene un certo modo di pensare.
    Grazie davvero per l’attenzione Cristina.
    Un saluto.
    Enrico
    P.S. condivido pienamente le considerazioni espresse nel pezzo “DALLA FABBRICA AL LOFT”

  • Cristina Tagliabue |

    Ciao a tutti! Circa il mio intervento fatto alla serata di Current, OvviamenteLucio, ti riporto qui di seguito il brano che ho letto sulla Pubblicità, in modo che tu possa capire cosa penso, magari leggendo ci si spiega e incontra di più.
    “DALLA FABBRICA AL LOFT
    Una volta era la fabbrica. Adesso, invece, è l’impero dei loft. La mutazione genetica di Milano è tutta qui. Rinchiusa tra le mura di edifici che una volta sfornavano beni durevoli, e dove oggi regna incontrastata suassignoria la comunicazione.
    Il processo è stato lento ma inesorabile. All’inizio, l’impero della chiacchiera ha costretto al trasloco, se non alla chiusura, i posti deputati alla costruzione. Successivamente, ha eroso la capacità di creare prodotti reali in funzione di un nuovo regime del fantastico: la moda, il design, la finanza. Infine, ha spolpato le professioni dell’avere in considerazione di un più ambizioso progetto pensato sull’individuo. Lavorare sull’essere, e il suo benessere.
    La fabbrica dell’intangibile, brulicante di brain storming in splendidi loft multiaccessoriati, ha lavorato bene. Fino a suscitare bisogni artificialmente stimolati. Fino a creare una proliferazione abnorme non soltanto di necessità di acquisto, ma di studenti che ambiscono a crearne. Fino a intasare le Università della Comunicazione – ne nasce una ogni due mesi – e a svuotare di senso le discipline classiche.
    Non ci sono più artigiani, a Milano. In compenso, c’è una crescita esponenziale di persone che ambiscono a comunicare. Tutte queste risorse sottratte alla qualità dei servizi e dei beni. Dei quali, probabilmente, si occupano sempre in meno addetti.
    Ma tant’è. L’importante, è la costruzione di quello che sta “intorno” al prodotto/servizio, e non il prodotto stesso. Lo dice la stessa pubblicità della Vodafone: “tutto intorno a te”. Cosa conta, in fondo, chi tu sia o come sia fatto? L’importante è che se ne parli.
    Per questo le società di prodotti e di servizi spendono sempre di più in pubblicità. Il meccanismo è
    quello di parlare, e creare un legame di fiducia con chi subisce il fascino di una buona trovata promozionale. E delle magie dell’advertising si approfittano tutti, senza grosse remore. In prima fila, i servizi finanziari di prestiti personali. Che con la promessa di uno spot attuano vere e proprie rapine a danno di cittadini indifesi. Praticando, grazie a una tivù compiacente, tassi da quasi usurai.
    LA FILIERA DELLA DISEDUCAZIONE
    La pubblicità, ovvero la fabbrica del claim, parte e approda nella stessa Milano che ha dato i natali a Carlo Emilio Gadda, lo sperimentatore di linguaggi per eccellenza. Certe volte, sempre più raramente, fa scalo alla Roma dei ragazzi di vita. Ma in buona sostanza, dopo la finanza, è il vero business della Madùnìna. Business perché raccoglie più di 8.000 milioni di Euro ogni anno. E business, perché nasconde un volto oscuro. Quello della più lunga catena del valore che si sia mai vista per la gestione di una risorsa costosa, e tutto sommato volatile, come una parola accompagnata da un’immagine.
    In mercati molto simili per tanti aspetti creativi, come l’editoria cartacea o cinematografica, la filiera è composta da scrittore>agente letterario>casa editrice>libreria. Oppure da regista>casa di produzione>distributore>sala. E invece, quella della pubblicità, è più o meno cosìffatta: creativo >agenzia pubblicitaria >azienda <centro media <concessionaria pubblicitaria < media < pubbliche relazioni. Sette o otto passaggi di società diverse ci vogliono (oltre ai processi interni aziendali) prima che il pubblico possa/debba vedere una parola stampata, o una videostoria da quattro soldi. Otto passaggi con decine di persone che lavorano strenuamente sullo stesso progetto. E magari, quando hanno un che di potere in più, trattengono per sé alcune briciole dei milioni di euro messi in circolo dalla Monopoli milanese."
    Al gentile Enrico Neiretti, invece, rispondo che semplicemente mi era sembrato un gruppo particolare, da segnalare un po' per ribellione, e un po' perché strambi… Non ho fatto troppo caso alle incoerenze, che al giorno d'oggi, chi non lo è poi, alzi la mano :-))

  • Enrico Neiretti |

    Mi perdonerà, Cristina, se ognitanto intervengo su queste pagine.
    Se non altro le mie parole testimoniano la frequentazione di questo blog…
    Non conosco il gruppo musicale di cui parla ma, del ritratto -diciamo così- politico che lei traccia, mi lascia piuttosto perplesso la connessione diretta tra origine operaia, antifascismo e attenzione per i diritti umani, e altre posizioni che lei elenca, dalla battaglia per la marijuana legale al cosiddetto antisionismo, passando per l’anticlericarismo.
    Magari gli “ska -p” sono pure contro l’aria condizionata e l’imposta di fabbricazione sui superalcolici, ma questo centra poco con l’origine operaia e l”antifascismo, non le pare?

  • ovviamentelucio |

    Ciao Cristina, a parte gli Ska-p che sono molto interessanti come commistione di genere…Volevo chiederti di ieri sera e della serata organizzata da Current…Mi spieghi meglio il tuo intervento? Io non l’ho capito…Grazie
    Ciao
    P.s.se vuoi passa dal mio blog!

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