Ammiratori malfattori. Su Facebook, histoire d’O

Pubblico l’articolo completo, uscito oggi su Nova24 in versione ridotta. Perché era lunghissimo.

Io l’amicizia non l’ho mai negata a nessuno. Dunque, quando Fabio Siro Girardi mi ha chiesto di diventare sua amica, ho risposto sì. Due giorni dopo, quando mi ha chiesto di chattare insieme, anche lì gli ho detto sì, e abbiamo cominciato a chiacchierare. Poi, quando dalla chat mi ha chiesto il numero di telefono del cellulare, e se mi potesse chiamare direttamente, ho risposto ancora sì”.

La sventurata, che chiameremo Olga per motivi di anonimato, rispose. Rispose sì per tre volte, su Facebook, e nel giro di due settimane si ritrovò divertita, poi spaventata, poi terrorizzata, poi felice, innamorata, e infine, derubata, e truffata. Alti e bassi, fiducia e repulsione per una “relazione virtuale” che ha similitudini con tante altre storie, tutte italiane, in cui gli accadimenti sono sempre gli stessi. Lui adesca una ragazza single su internet, ne diventa amico, la corteggia all’inverosimile e poi, grazie ad una tragedia simulata (normalmente un incidente) chiede di spedire del denaro su un conto corrente.

Piccole somme che è difficile negare ad un presunto “amore della tua vita” che sta viaggiando verso la tua città per conoscerti. Il presunto principe azzurro che ogni donna, in fondo in fondo al cuore, sogna, e non ha mai rinunciato a sognare. Nonostante nel mondo reale non ne abbia ancora incontrato uno, e nonostante su Facebook, come su ogni altro luogo di incontro digitale, i sedicenti tombeur del femmes siano sempre più furbi, scaltri e metodici, nell’approccio, e poi nella truffa.

Olga non è una ragazzina, e nemmeno una stupida. Ha circa trent’anni, vive in centro Milano – ha fatto il Liceo Parini – ed è autrice televisiva. Usa sempre il computer, mentre lavora, e le capita spesso di chattare. Su di lei, che conosce per mestiere le umane meschinerie, un gigolò organizzato non avrebbe dovuto aver gioco.

E invece anche lei, c’è cascata: “è stato bravo – spiega Olga, che abbiamo intervistato su Skype – molto bravo. Sin dalla prima telefonata mi ha raccontato di essere un architetto veneto in giro per il mondo, e di lavorare al momento a Cape Town per costruire ponti. Mi ha dato subito l’idea di una persona facoltosa – diceva, sto prendendo il caffè in hotel, aspetta che apro al servizio in camera, vuoi un iPhone? Io ne ho tanti, te ne faccio mandare uno – di praticare sport estremi, di avere 34 anni da compiere a breve, di avere i genitori in Cina per le Olimpiadi, di vivere un luogo pericoloso… Mi ha preparata a ciò che sarebbe accaduto dopo poche telefonate. Un incidente in seguito al quale tale Anthony, un passante, avrebbe raccolto il cellulare di Fabio Siro Giardini che, derubato di documenti e di averi, era finito in ospedale”.

Sul cellulare, il messaggio suonava più o meno così: alle persone che conoscono il proprietario di questo cellulare, aiutatemi a raccogliere informazioni su di lui. Non ci sono documenti e la polizia ha bisogno di identificarlo. Anthony.

“In quel momento, anche se non avevo grande intimità con Fabio Siro Girardi – che evidentemente, nonostante il suo profilo compaia ancora su Facebook, è un nome fasullo – mi sono sentita chiamata in causa: e se non avesse risposto nessuno a quel messaggio? E se Fabio, che già mi faceva la corte, e che già mi chiamava più volte al giorno, non avesse avuto altre persone intorno? Non mi sono posta troppi problemi: ho risposto al messaggio dicendo come si chiamava e anche come l’avevo conosciuto. Anthony, il passante suo complice nell’operazione, mi ha subito richiamato: Sto andando in ospedale e ti faccio sapere come va. Ha avuto un brutto incidente e l’hanno derubato di tutto. Ti tengo informata, ma intanto grazie grazie grazie per avermi scritto. Adesso sappiamo chi è… Poi mi richiama, dall’ospedale, dicendomi che Fabio si sta svegliando, e che sarebbe bello che sentisse una voce amica al risveglio. Tutti gli altri numeri della sua rubrica non hanno risposto al messaggio… Così, anche se un po’ in imbarazzo, decido di chiamare. La risposta di Fabio – oggi dico la recita – era perfetta. Ha parlato in inglese per circa una decina di minuti, sembrava davvero disorientato. Poi è scoppiato a piangere, perché aveva le gambe erano rotte. Da quel giorno, io, la sua voce amica e salvatrice, sono stata investita da un amore totale e profondo. Io, l’infermiera della post-tragedia, divento la sua morfina, e vivo in una bolla di sapone, aspettando le sue telefonate. Me ne innamoro”.

Finché una mattina Fabio Siro dice che dovrebbe fare una cosa, ma si vergogna a chiederlo ad Olga. Gli hanno chiuso i conti in banca a causa delle carte rubate e deve pagare gli ultimi tre giorni di ospedale. Gli mancano 670 Euro, e non vuole dare preoccupazione ai genitori, che sono in Cina a godersi le Olimpiadi.
“Penso che potrebbe essere una truffa per un nanosecondo – riprende Olga – ma poi lui mi dice di chiamare l’ospedale, di controllare pure. Mi dà un’impressione di trasparenza e fiducia. Gli faccio dunque il bonifico e continuiamo la nostra relazione telefonica, anche successivamente alla ricezione dei soldi. Io penso che allora non era una truffa, era amore vero… finché un amico, al contrario di tutti gli altri, mi dice che sono stata una stupida, e che devo controllare l’ospedale”.

A quel punto Olga chiama la famosa clinica di Cape Town, alla quale non risulta proprio la presenza di Fabio Siro Girardi. A quel punto, Olga capire e decide di andare alla Polizia Postale, che però le spiega che non si tratta di una truffa, perché lei l’ha fatto consapevolmente, quel gesto. E poi, per una cifra così bassa, non è il caso di disturbare l’Interpol…

Nel frattempo, Fabio Siro continua a rispondere al telefono, con la sua bella faccia tosta, e le dice che le può spiegare tutto, che in realtà lui è un riscossore di debiti e che picchia la gente per soldi, che la sua è una storia molto triste… che lei deve capire. Le promette che le restituirà tutto, ma intanto, l’incantesimo, si è rotto.

“Mi sono sentita una stupida, un’ingenua, a volergli credere. E’ che ho questa idea di fiducia nel prossimo in testa, e probabilmente cercavo delle conferme, al fatto che fosse possibile fidarsi, anche soltanto conoscendosi via internet…” dice Olga.

Qualche giorno fa ha ricevuto una mail dall’indirizzo di posta di Fabio Siro, in cui un’amica di lui chiedeva di contattarla perché non ha più notizie di lui. “Sempre la stessa storia. E’ incredibile quanto sia stata ingenua, ed è assurdo come ancora questo delinquente ci provi, a riagganciarmi”.

I sentimenti sono sempre stati un ottimo strumento per convincere le persone. Non vedremo questi gigolò digitali in tribunale, come Vanna Marchi, perché due numeri di telefono del Sud Africa, degli indirizzi di Hotmail e delle false identità su network digitali non valgono nulla, per i magistrati, e soprattutto possono essere falsi, e non portare a vere identità.

Il fatto impressionante, è che la malavita si stia organizzando, anche su internet, e cerchi di concupire persone che non sono deboli. Semplicemente, quelle che ancora hanno voglia di credere alla gente perbene.

  • marco |

    Centra poco con quanto hai scritto, ma queste persone giocano sull’ingenuità degli altri.A tal proposito consiglio di visitare questo gruppo creato su facebook contro bufale/truffe, sempre in costante aggiornamento http://www.facebook.com/group.php?gid=53226996632

  • marco |

    Centra poco con quanto hai scritto, ma queste persone giocano sull’ingenuità degli altri.A tal proposito consiglio di visitare questo gruppo creato su facebook contro bufale/truffe, sempre in costante aggiornamento http://www.facebook.com/group.php?gid=53226996632

  • Cristina |

    scrivimi a Cristina.tagliabue@gmail.com

  • Maryrose |

    Ho bisogno di raccontare la mia storia a qualcuno…anche io sn stata truffata,posso raccontarvi come sn andate le cose.Vi prego datemi l’indirizzo di qualcuno a cui posso parlare.

  • Maryrose |

    Ho bisogno di raccontare la mia storia a qualcuno…anche io gli ho dato dei soldi.Vi prego scrivetemi qui il contatto di qualcuno a cui posso raccontarla.

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