Caro Fofi, vedesse le carni…

Questo fine anno, durante un pranzo a base di verdure saltate e formaggi nel cucinino di Goffredo Fofi a Roma, ho scoperto che lui e Maria Corti, la filologa mia maestra, si conoscevano.
Racconta Goffredo che l’ultima volta la incontrò in un convegno, e lui le fece i complimenti per il bel volto. E che lei rispose: "Caro Fofi, vedesse le carni…".
Con un certo imbarazzo Fofi me lo riporta, quasi arrossendo. Queste poche parole, e la timidezza di una forse elegante avance di letterata, mi fanno immaginare un futuro in cui per pudore, ancora, il non detto lasci aperti spiragli, immaginazioni, desideri e paure.
Un futuro in cui non tutto sia da consumare subito, e in cui tutto non abbia un’immediata spiegazione. In cui persone che oggi non ci sono più vengano ricordate anche per il mistero in cui ci hanno lasciato.