L’eredità di Calabresi

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Il bellissimo stralcio del libro scritto da Mario Calabresi, in prima pagina oggi su Repubblica, è non soltanto un documento che porta alla luce una storia privata. E’ il racconto di una generazione di vittime del terrorismo “in fasce”. Nessuno li ha dimenticati, quegli anni. Ma la testimonianza di persone come Mario, sopravvissuti a una tragedia come la perdita del padre, ci fa capire quanto quell’esperienza ci abbia segnati. E quanto sia attuale parlarne, ancora oggi. Se andate in libreria, da martedì prossimo, leggetevi “Spingendo la notte più in là”.

  • Cristina |

    Tutta l’altra notte mi è capitato di parlare con Alberto Niccolino, un attore che da Cologno Monzese si è spostato a lavorare a Caltanissetta, ormai da parecchi anni. Parlavamo del processo Sofri, e di Pinelli, e di Calabresi. Il fatto è che questi nomi ritornano. E ritornano. E ritornano. Lui conosceva le vicende a menadito, quasi fosse uno studioso del periodo… Ma in realtà, la distanza della storia non è ancora abbastanza grande per farci pensare a quei fatti soltanto come a “storia passata”, come fossero Le Fosse Ardeatine. I famigliari delle vittime, loro malgrado, ci ricordano – e si ricordano – cosa siamo stati. Quello che sia successo, e che cosa dividesse le parti, non lo sappiamo quasi più. La strategia della tensione, anche questa volta, ha parzialmente funzionato. Ci ha fatto confondere tutto in un grande magma, ci hanno fatto litigare, prendere posizioni, ci hanno fatto pensare… E poi? Tanti processi. Nessun colpevole. Perché i veri colpevoli, credo, di tutte le morti degli anni Settanta, non li conosceremo mai. Ovvero. Forse li conosciamo, ma non saranno mai dichiarati responsabili di nulla..

  • Roberto Dadda |

    Sono assolutamente d’accordo ed è proprio per questo che di fronte alla commemorazione di una delle vittime mi è venuto spontaneo ricordare l’altra, tanto vicina alla prima.

    Calabresi è stato molto discusso, ma credo che si debba tenere presente che giocava un ruolo come servitore di uno Stato che negli eventi legati a piazza fontana non ha dimostrato un comportamento cristallino.

    bob

  • Cristina |

    Giustissimo. Non ho parole da aggiungere in proposito..

  • masterP |

    La vedova Calabresi, la vedova Pinelli.

    Il Commissario Calabresi ammazzato sotto casa. L’anarchico Pinelli “suicidato”. Quali morti pesano di più e quali di meno? Quali vedove sono più degne della nostra compassione?

    Leggo oggi degli insulti che il figlio di Calabresi una sera ha dovuto ascoltare su sua madre. Calabresi, a seconda delle opinioni è un aguzzino oppure viene beatificato. Io mi chiedo: c’è una misura nel mezzo che restituisca a lui e a tutti gli altri la dignità e il limite di uomo? Perchè tutti i morti di quella stagione che ancora brucia, da una parte e dall’altra, erano prima di tutto donne e uomini, che pensavano, agivano e sbagliavano quotidianamente, proprio perchè esseri umani e non supereroi. E invece nessuno ne parla mai come persone, ma sempre e solo come eroi o antieroi. E questo fa molto comodo.

  • Roberto Dadda |

    Cristina io non ho conosciuto nessuno dei due, ma nel momento in cui si idealizza Calabresi, qualcuno parla addirittura di una causa di beatificazione, non può non venirmi in mente la figura di un poveraccio (un anarchico pacifista che con Lotta Continua non ci ha mai avuto a che fare) che messo sotto interrogatorio completamente innocente (è una delle poche cose chiare del processo di Piazza fontana) è finito giu’ dalla finestra in circostanza a dire poco dubbie.

    Probabilmente sono due vittime di una strategia della tensione.

    ciao

    bob

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