Francia, il 20% dei Cda sarà donna

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Di qui a cinque anni, in Francia le aziende si dovranno adattare. Perché la legge del 23 febbraio 2006 le obbligherà ad accogliere almeno il 20% di donne nei loro Consigli di Amministrazione (Cda) . Una sorta di “quota rosa”, visto che oggi, nelle prime dieci grandi corporate francesi, la presenza femminile conta circa il 5 per cento…

Sarebbe interessante sapere com’è la situazione in Italia. Probabilmente noi siamo ben lontane anche dal 5%… No?

  • Laura DB |

    Anche io riporto un pezzo di Repubblica: “l?esempio più fulgido è quello della Norvegia: secondo una ricerca fatta nel 2004 dall?European professional Women?s network, qui il gentil sesso già occupa circa il 22% dei posti all?interno dei consigli d?amministrazione, una cifra di gran lunga superiore alla media europea ma evidentemente considerata non ancora sufficiente.

    Esiste infatti una legge che impone alle imprese di far salire il numero di donne al 40% entro il 2008, pena severe sanzioni compresa la chiusura dell?attività. Se Oslo vanta la più rigida politica di parità sessuale (il governo norvegese conta nove donne ministro su 19), anche gli altri Paesi del Nord Europa non se la passano male: quanto a presenze femminili nei CdA, la Svezia è al 20% e la Finlandia al 14%, mentre l?Italia è il fanalino di coda con il 2%.”

    Povere noi !!!

  • Master P |

    Cri, se ci si mette insieme per fare cose concrete ha senso sì! Ho proposto per mesi uno spot su questo tema a più di una donna impegnata nella battaglia delle quote rosa. Ho già la sceneggiatura e lo storyboard, è un’idea di cui volentieri cedo tutti i diritti per metterlo in rete e farlo circolare sui blog.

    Le hai risentite tu? Io no!

    Direi basta parlare di un principio: “agiamo inesorabili”, come diceva un mio maestro…

  • Cristina |

    La situazione è questa… Ed è triste, niente da dire…

    Sul sito http://www.intrage.it/attualita/2006/03/11/notizia12108.shtml vedo che sempre più donne accedono al mondo del lavoro in Italia.

    Ma il problema non è questo. Il fatto è che nonostante tutto rimaniamo sempre costrette in ruoli di “supporto”, che in media guadagnamo – a parità di posizione – il 20% in meno e che il mondo delle decisioni è ancora tutto maschile…

    Sono contenta che una docente universitaria e un’autorevole “autore televisivo” come Masper P (Cristiana Mastropietro) scrivano di questi temi.. Non se ne parla mai abbastanza!

    Un’avvocatessa come Marina Acconci http://www.lexjus.it/italiano/2aacconci.htm sta organizzando in Liguria l’Associazione Valori in Rosa, e ce ne sono tante, come lei… Ma ha ancora senso mettersi insieme per dichiarare dei principi che dovrebbero essere ormai chiari a tutti??? Forse PURTROPPO sì…

  • gianna ferretti |

    Bene, anche la Francia dopo la Norvegia. Dal primo gennaio 2006 in Norvegia,è’ entrata in vigore una legge che obbliga le societa’ ad avere almeno il 40% di donne nei consigli di amministrazione. Le aziende avranno due anni di tempo per adeguarsi, dopodiche’ partiranno le sanzioni. In caso di continua inadempienza è prevista la chiusura automatica delle societa’. Secondo il “Monitoraggio europeo donne consigliere di amministrazione”, condotto dall’European professional Women’s Network, i paesi scandinavi sono ai primi posti quanto a presenze femminili nei cda. La Norvegia è prima con il 22%, segue la Svezia (20%) e la Finlandia (14%).

    In Italia -ho letto- la presenza femminile nei cda è di due donne ogni 100 membri.

  • Master P |

    Siamo più che lontane. Prendi la televisione generalista e dimmi su sette reti se ce ne è una diretta da una donna. Le eccezioni arrivano dalle piccole e satellitari. All Music e Cult sono due dei pochi esempi di canali diretti al femminile (e si vede, Cult specialmente fa cose meravigliose). Se vai però nella redazione di Porta a Porta, vedrai che è piena di donne che fanno le semplici redattrici, e il potere lo tengono ben saldo tre o quattro maschietti.

    Credo che prima di arrivare alla parità in Parlamento bisognerebbe partire dalle aziende come hanno fatto in Francia, allora diventerebbe troppo evidente l’assurdità del 9 a 1 di Montecitorio. E poi le aziende sono sempre più svelte della politica, in Confindustria si sentono molto di meno le…impari opportunità.

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